sabato 15 giugno 2013

nativi americani le migrazioni

I nativi americani discendono da tre migrazioni


luglio 12, 2012

tags: clovis.Due recenti studi, pubblicati sulle riviste Science e Nature, sostengono l’idea che i primi migranti ad arrivare in America attraversarono lo stretto di Bering circa 15.000 anni fa, si spostarono lungo la costa del Pacifico e solo in seguito nell’entroterra.



I campioni di feci fossili – i coproliti – trovati nelle grotte dell’Oregon mostrano che due distinte civiltà vissero fianco a fianco più di 13.000 anni fa. E un’analisi genetica dei nativi americani indica che, nella preistoria, Nord e Sud America furono interessate da almeno tre ondate migratorie provenienti dall’Asia.





(University College London)

Per decenni, gli archeologi hanno ritenuto che i primi americani furono i “Clovis”, noti per aver prodotto delle caratteristiche punte di lancia intorno ai 13.000 anni fa. Ma negli ultimi anni, hanno scoperto anche le prove di occupazioni pre-Clovis dal Pacifico fino al sito di Monte Verde, in Cile, datato a più di 14.000 anni fa. Tra questi ritrovamenti, vi sono anche i coproliti delle grotte di Paisley nell’Oregon.



Tecnologie distinte



Il DNA e il carbonio estratto dai coproliti, insieme ai manufatti in pietra trovati nelle grotte, suggeriscono che chi li depositò era distinto dai Clovis anche se viveva in America nello stesso periodo, tra i 13 e 14.000 anni fa.



Le strette punte di Paisley ne ricordano altre trovate negli Stati Uniti occidentali, ma si distinguono dalle più ampie punte Clovis, suggerendo che chi li produsse era di una civiltà diversa.



“Attualmente non ci sono tracce di Clovis o dei loro precursori nelle grotte, e ciò suggerisce che qui, nello stesso periodo, vi erano almeno due tecnologie”, dice Dennis Jenkins, archeologo presso la University of Oregon a Eugene.



Secondo Michael Waters, archeologo presso la Texas A & M University di College Station, ci sono poche prove del viaggio lungo la costa del Pacifico, in particolare in Alaska. Ciononostante questo percorso ha più senso rispetto a una migrazione interna, nella quale l’uomo si troverebbe ad affrontare diversi climi, fonti di cibo e animali pericolosi. “Se [invece] si viaggia lungo la costa, i mammiferi marini sono abbastanza consistenti e ci si può muovere in fretta”.





Punte di Paisley (University of Oregon)



La caratteristica punta Clovis (CAROLINA BIOLOGICAL SUPPLY CO/VISUALS UNLIMITED/SPL)

Storia genetica



Anche i genomi dei nativi americani contemporanei indicano una veloce migrazione costiera, dice David Reich, genetista della popolazione presso la Harvard Medical School di Boston in Massachusetts.



Nell’indagine più completa sulla diversità genetica dei nativi americani fatta finora, il team ha studiato 17 gruppi della Siberia e 52 di nativi americani, dagli Aleut in Alaska agli Yaghan in Cile, la popolazione indigena più a sud del mondo. In totale sono state esaminate più di 300.000 variazioni di sequenza di DNA (polimorfismi a singolo nucleotide) in modo da determinare somiglianze e differenze genetiche tra le popolazioni.



Quasi tutte le popolazioni si sono originate da una singola migrazione attraverso il ponte di terra di Bering, dice Reich. Le popolazioni a Sud hanno meno diversità genetica rispetto ai loro parenti più a nord, il che suggerisce che i loro antenati viaggiarono in fretta. “Ci sono alcune prove riguardo l’espansione costiera”, dice Reich.



Sono state però scoperte due notevoli eccezioni a questo semplice modello. In primo luogo, la popolazione centroamericana che parla Chibchan ha antenati sia del Nord che del Sud America, il che si spiega con una migrazione “all’inverso” dal Sud America e il mescolamento di due popolazioni native ben distinte. In secondo luogo, i Naukan e i Chukchi del nord-est della Siberia portano il DNA dei “primi americani”. In altre parole, gli Aleut migrarono anche “indietro” verso l’Asia, portando i geni dei nativi americani.



Il team ha anche trovato tracce di due ulteriori, presumibilmente successive, migrazioni dall’Asia nei genomi degli Inuit della Groenlandia e dei Chipewyan del Canada settentrionale. I discendenti delle persone migrate in queste due ondate si incrociarono poi con quelli della prima ondata, il che spiegherebbe perché gli studi genetici dei nativi americani avevano finora indicato una singola migrazione dall’Asia, mentre gli studi linguistici ne avevano individuate tre, dice Reich. La ricerca ha rivelato che gli Aleut hanno più del 50% del loro DNA dei primi americani, mentre i Chipewyan circa il 90%. I lignaggi di queste due popolazioni, dice Reich, sono inoltre più strettamente correlati alle attuali popolazioni dell’Asia orientale.





David Reich (Stephanie Mitchell/Harvard Staff Photographer)

I Clovis e gli abitanti delle caverne di Paisley probabilmente discendono entrambi dalla prima migrazione asiatica, ma non è chiaro quando e dove divennero gruppi distinti, o se la loro eredità genetica sia sopravvissuta, dice Eske Willerslev, genetista evolutiva presso l’Università di Copenaghen, coinvolta nelle ricerche su Paisley.



Gli studi del DNA antico potrebbero essere in grado di fornire le risposte. Il DNA mitocondriale recuperato dai coproliti è simile a quello di alcune popolazioni asiatiche e native americane contemporanee. Willerslev dice che il DNA nucleare dei coproliti – sempre che possa essere recuperato – dovrebbe mostrare dove e se esistono ancora dei discendenti diretti viventi. Willerslev spera di pubblicare presto il genoma di un individuo Clovis: lo scorso aprile aveva annunciato in una conferenza che la sua squadra stava sequenziando il DNA del “più antico scheletro delle Americhe”.



Nature



Università di Harvard



University College London



Università dell’Oregon



Studi (Science, Nature)



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ANCORA A PROPOSITO DI ATLANTIDE


L'Atlantide d'Egitto riemerge dal Mediterraneo

Si trova a 20 km a nord est di Alessandria d'Egitto. La città, scomparsa 1200 anni fa, era un importante porto nel Mediterraneo: in molti pensavano fosse solo una leggenda.

NEW YORK (WSI) - Heracleion, o anche Thonis, questo il nome della leggendaria città scomparsa 1200 anni fa, inghiottita dal mare e ora, dopo che per secoli in molti pensavano si trattasse solo di una leggenda, riapparsa, o meglio, ritrovata.
È stato un team di ricercatori dell'Istituto Europeo per l'Archeologia Subacquea che ha fatto questa scoperta nel 2000 e ora sta piano piano facendo tornare tutto in superficie.
La cosa più bella e affascinante è che stanno riemergendo statue enormi, monete d'oro, lapidi e molto altro. Inoltre e' disponibile per la consultazione la cartina geografica del sito archeologico.
Heracleion si trova esattamente a 20 km a nord est di Alessandria d'Egitto e con ogni probabilità era un importante porto commerciale, infatti sono stati ritrovati alcuni pesi di piombo di origine ateniese usati, si pensa, per pagare tasse portuali o differenti merci.
Quello che bisogna ancora capire è come questa sia scomparsa. L'ipotesi più probabile porta a pensare ad un insieme di fattori, tra cui l'innalzamento delle maree e vari cedimenti.

fonti:   http://www.wallstreetitalia.com/article/1584572/curiosita/l-atlantide-d-egitto-riemerge-dal-mediterraneo.aspx

    fonte :  http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article

lunedì 10 giugno 2013

ANGELI DISCESI



Angeli discesi

“Facciamo l’uomo secondo la nostra somiglianza”
Una semplice frase che racchiude il sogno di D-o e tutta la storia dell’umanità.
La creazione altro non è che il tentativo della Divinità di realizzare il suo desiderio. Creare esseri a sua immagine e somiglianza, cioè creature con il potere di comprendere e di discernere.
Finalmente, dopo tanti tentativi, tanti mondi non sopravvissuti, si era arrivati al Gan Eden. Ma, dopo la cacciata dal Paradiso e il conseguente tentativo di innalzare il livello dell’umanità dei mondi primordiali (Olamot de Tohu) con l’innesto del sangue di Adamo, non si stavano realizzando i risultati sperati.
L’umanità sembrava veramente refrattaria a fare un balzo quantico. Occorreva mettere in atto un ulteriore correttivo.

Così venne scelto un gruppo formato dai migliori Angeli disponibili. Duecento campioni, veri fuori classe, essenze del fuoco divino, portatrici ognuno di un bagaglio di informazioni indispensabili per l’evoluzione del genere umano. Informazioni preziose, che fiorivano nella luce dell’amore divino, irradiando i loro influssi per uno sviluppo allineato al progetto di fratellanza universale.

L’analisi della situazione aveva però evidenziato una criticità. Il livello di evoluzione dell’umanità era ancora così basso che l’innesto non dava proprio nessuna garanzia di riuscita. Era come mettere in contatto individui che non parlano la stessa lingua. Più ancora, esseri provenienti da diversi pianeti.

L’unica soluzione possibile era ridurre la qualità delle informazioni. Non certo nella loro componente tecnologica, ma in quella spirituale. Occorreva abbassare la vibrazione, affinché il dono fosse accessibile ed utilizzabile.

Nessuno degli Angeli prescelti si tirò indietro. Ognuno di loro era consapevole del rischio che correvano, ma ognuno di loro amava D-o oltre ogni cosa.

Così pianificata ogni mossa, gli Angeli scesero lungo la scala e ad ogni gradino che scendevano, la scintilla della luce divina dentro di loro si affievoliva.

Più tardi, seguendo le istruzioni, tagliarono la loro radice divina. Tutti insieme, stretti in una alleanza che non permetteva defezioni. Quel taglio, quella separazione privò tutta quella conoscenza, di cui gli Angeli erano portatori, della linfa della luce divina.

Fu così che l’ombra, che è insita in ogni aspetto della vita, si manifestò.
La nuova conoscenza, con tutti i suoi aspetti di ombra, era così accessibile per tutto il genere umano.

Ci volle un po’ di tempo, ma gli angeli portarono a termine la loro missione. Colmarono il bisogno manifestato dall’umanità. A quel punto, la loro esperienza, per quanto entusiasmante, eccezionale, irripetibile doveva avere fine.

Furono richiamati nei Palazzi Superiori.
La scintilla divina, affievolita, ma mai spenta, cominciò a ricevere nuova energia dalla radice divina che era stata solo temporaneamente interrotta.

In realtà non si trattava di una missione suicida, ma di un progetto che conteneva in sé il segreto della sua buona riuscita. Il segreto del numero Duecento. Il potere della magia che venne attivata per il taglio della radice. Il segreto di Etzem, l’essenza della divinità. Un livello che, una volta raggiunto, non consente in nessun modo di separarsi in modo definitivo dalla matrice originaria

Gli Angeli discesi tornarono al Padre Celeste.

Adesso la palla passava agli uomini. Il passo successivo della sfida prevede che l’umanità elevi nuovamente la conoscenza ricevuta, riportandola alla sua qualità originaria.

L’unico modo per fare questo è sviluppare la propria luce interiore fino al punto di poter illuminare tutta l’ombra insita nella conoscenza e così dissolverla.

Nella luce totale dell’amore divino non esistono odio, egoismo, invidia, avidità, si è tutti Uno con l’Io Sono.

Gli Angeli discesi ci hanno indicato la via da seguire. La via del ritorno è accessibile anche per noi. La via del ritorno è l’unica opzione per tutti noi, sempre più consapevoli, vita dopo vita, di essere Angeli discesi.

Perché tutto era scritto nel progetto.
Amen

Patrizia Atzilit

fonte:  http://cabala.eu/

venerdì 7 giugno 2013

il più antico rotolo della torah

La Torah è il documento primario dell'ebraismo ed è la fonte delle 613 mitzvot (613 precetti) e della maggior parte della sua struttura etica: secondo la Ghimatriah la parola ebraica Torah presenta valore numerico 611; sommando il numero 2, i primi 2 dei dieci comandamenti ascoltati dagli Ebrei direttamente dalla "bocca" di Dio, si ottiene infatti 613.


fonte: it.wikipedia.org/wiki/Torah











Il più antico rotolo completo della Torah

scoperto a BolognaSenza saperlo, l'università più antica del mondo vanta da secoli anche un altro primato, racchiuso in un preziosissimo manoscrittodi Valentina Tudisca

È stato sempre lì, sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ne aveva mai determinato correttamente l'età. Il rotolo di pergamena conservato nella Biblioteca Universitaria di Bologna (BUB) sotto la segnatura "Rotolo 2" è il più antico testo in ebraico completo della Torah, scritto sacro della religione giudaica: è stato datato tra la seconda metà del XII secolo e l'inizio del XIII. Lo ha annunciato il Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna.



L'autore della scoperta è Mauro Perani, docente di ebraico a Ravenna presso il dipartimento e direttore dell'Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo (AISG), che si è ritrovato il rotolo tra le mani mentre redigeva un nuovo catalogo della collezione di manoscritti ebraici della BUB.



La Torah, in greco Pentateuco perché costituita da cinque libri - Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio - fa parte del Tanakh, la Bibbia ebraica, che in buona parte coincide con l'Antico Testamento della religione cristiana.



A Mauro Perani - che lavora sui manoscritti ebraici da trent'anni, in particolare sulle pergamene - è stata sufficiente un'occhiata per rendersi conto dell'errore.



Un semplice esame della raffinata calligrafia orientale e della struttura del rotolo è bastata infatti a collocarlo senza ombra di dubbio in un periodo precedente al XIII secolo: un copista più tardo avrebbe rispettato la normativa sulla scrittura della Torah proposta nel XII secolo dal rabbino Mosè Maimonide, mentre chi scrisse il "Rotolo 2" non lo fece.



L'errore del bibliotecario



In realtà il "Rotolo 2" era già stato datato nel 1889, quando Leonello Modona, un ebreo che lavorò per anni nella biblioteca, aveva redatto il catalogo precedente.



Tuttavia, Modona mal interpretò lo stile della calligrafia, in cui riconobbe "un carattere italiano piuttosto goffo", e datò la pergamena al XVII secolo, ben cinque secoli dopo la datazione attuale.



Perani, in un certo senso, lo difende: "Non è un caso che Modona sia stato disorientato dai ricci delle lettere. Allora non si avevano tutti gli strumenti e le conoscenze di catalogazione di cui disponiamo oggi, che ebbero un grande sviluppo a partire dagli anni '60", spiega lo studioso.



"Per questo un aggiornamento del catalogo della BUB, che oggi contiene una quarantina di volumi, era assolutamente necessario, e sono molte le biblioteche di Bologna che avrebbero bisogno di rinnovare i propri cataloghi", continua.



Maledetta stampa



Lo studio dei rotoli è particolarmente difficile e complesso, anche per l'infausto destino a cui andarono incontro con l'avvento della stampa, nella seconda metà del '400.



"A quel punto i libri sostituirono le pergamene, e si diffuse l'infelice prassi di smembrarle per poi riutilizzarle nelle rilegature", spiega Perani.



"Risultando vecchie e poco pratiche rispetto alla nuova tecnologia, divennero fuori commercio. Ma erano comunque materiale pregiato, per cui i rigattieri non si fecero remore a venderle a pezzi ai legatori, che le riciclarono nella produzione di libri. La spietata legge del mercato valeva anche allora", continua.



"È per questo che trovare un rotolo intero è davvero raro e che, quando si studiano i rotoli, non è facile orientarsi, tra collezioni private e cataloghi di biblioteche non aggiornati", conclude.



Le analisi scientifiche



In seguito alla scoperta di Perani, che ha poi consultato anche i massimi esperti in materia, il rotolo è stato sottoposto alla prova del nove: alcuni frammenti di pelle della pergamena - lunga 36 metri e alta 64 centimetri - sono stati analizzati con la tecnica del carbonio 14.



La datazione è stata effettuata da due laboratori indipendenti, presso il Centro di datazione e diagnostica del Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione dell'Università del Salento e all'Illinois State Geological Survey (ISGS) della Illinois University di Urbana.



L'esame ha collocato i frammenti tra il 1155 e il 1225, confermando che appartengono al più antico rotolo in ebraico completo della Torah finora conosciuto.



"In seguito", dice Perani, "la pergamena sarà sottoposta a un'analisi del DNA, per capire da quale animale provenga la pelle, incredibilmente morbida".



"Ma prima di tutto, più banalmente, si dovrà assicurare la pergamena a due perni e fare alla membrana un check up completo", conclude.



Prospettive future



"La scoperta non solo ha un valore in sé, ma è importante anche perché il manoscritto ci permetterà di integrare il famoso codice di Aleppo, che venne in gran parte distrutto nel 1947 e presenta molte caratteristiche in comune con il 'Rotolo 2'", spiega Perani.



Ulteriori ricerche potranno inoltre far luce sulla sua provenienza e forse scoprire come la BUB ne sia entrata in possesso. Anche se si potrebbe pensare che si trovi nel posto giusto, se si considera che "Bologna" in dialetto emiliano si pronuncia "Bulàggna", e la parola ebraica corrispondente "Bo-lan-yah" significa "in essa alloggia il Signore". Senza contare che fu sempre lì che, nel 1482, venne stampata la prima edizione della Torah della storia.



"Non è escluso che, prima o poi, salterà fuori un altro rotolo ancora più antico. Per adesso, però, Bologna si gode il primato e la meraviglia di questo manoscritto bellissimo, che si piega come un vestito di seta", conclude Perani.


fonte: http://www.nationalgeographic.it/




sabato 1 giugno 2013

PRIMA DI NOI UMANI!

Scoperto l'antenato del dinosauro:


lungo tre metri, viveva in TanzaniaIl fossile dell'animale vissuto 242 milioni di anni fa, che è stato ribattezzato Asilisauro, è stato rinvenuto da una spedizione coordinata da un biologo americanoLo leggo dopo

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alilosauro, dinosauro, paleontologia, fossile, Tanzania, zambia, antartide, Christian Sidor ROMA - Aveva un corpo lungo tre metri e viveva in quella che è l'attuale Tanzania: è stato chiamato Asilisauro ed è l'antenato dei dinosauri, vissuto circa 242 milioni di anni fa, 10 milioni di anni dopo la più grande estinzione di massa della Terra, quando scomparvero 9 specie su 10. I suoi resti sono descritti sulla rivista dell'Accademia di Scienze degli Stati Uniti (Pnas) insieme con altri fossili che hanno permesso di ricostruire lo scenario precedente e successivo all'estinzione di massa avvenuta alla fine del periodo Permiano, 252 milioni di anni fa. Il lavoro si deve a un gruppo coordinato dal biologo americano Christian Sidor dell'università di Washington che ha condotto nel 2003 sette spedizioni a 'caccia' di fossili, in Tanzania, Zambia e Antartide.



In particolare, analizzando fossili scoperti e i resti presenti nelle collezioni dei musei, i ricercatori hanno cercato di creare due 'istantanee' delle specie a quattro zampe vissute circa 5 milioni di anni prima e circa 10 milioni di anni dopo l'estinzione di massa alla fine del Permiano, 252 milioni di anni fa. Fra i risultati delle spedizioni vi è la scoperta del fossile di Asilisauro, il quale mostra che i predecessori dei dinosauri hanno guadagnato terreno proprio sulla scia della più grande crisi della biodiversità del pianeta.



L'animale, faceva parte della famiglia dei rettili arcosauri che occupavano una zona geograficamente più ristretta rispetto alle comunità che esistevano prima dell'estinzione. La

ricostruzione rivela infatti che gli arcosauri vivevano in Tanzania e in Zambia, ma non erano distribuiti in tutta la Pangea Meridionale (che comprendeva quelle che oggi sono l'Africa, Sud America, Antartide, Australia e India) come era stato per altre specie a quattro zampe prima dell'estinzione. A dimostrazione, ha osservato Sidor che "le comunità sono diventate frammentate dopo l'estinzione". Prima dell'estinzione, per esempio, il Dicynodon, un animale grande quanto un maiale che somigliava a una grassa lucertola con una piccola coda e una testa simile a una tartaruga, era una delle specie erbivore dominanti in tutta la Pangea meridionale. Dopo l'estinzione di massa alla fine del Permiano, il Dicynodon scomparve e altre specie affini di erbivori diminuirono in modo così drastico che gli erbivori emergenti come gli arcosauri ebbero campo più libero. In questo modo, scrivono gli autori, gli arcosauri hanno aperto la strada alla diffusione dei dinosauri in Tanzania e Zambia molti milioni di anni prima che questi animali prendessero piede ovunque sulla Terra.

FONTE: http://www.repubblica.it/scienze