martedì 30 aprile 2013

IL CENTRO DELLA TERRA

Utilizzata una cellula a incudine di diamante.

Il centro della Terra è di mille gradi più caldo

La nuova stima della temperatura dopo accurate analisi è ora stata portata a 6 mila gradi

Utilizzata una cellula a incudine di diamante.
Il centro della Terra è di mille gradi più caldo
La nuova stima della temperatura dopo accurate analisi è ora stata portata a 6 mila gradi

Il centro della Terra è di mille gradi più caldoIl centro della Terra è di mille gradi più caldo
Il centro della Terra è decisamente più caldo di quanto si fosse pensato fino a oggi. Un'avanzata ricerca francese, infatti, ha fissato la temperatura del punto più profondo del nostro pianeta attorno ai 6 mila gradi centrigradi, mille in più di quanto era stato determinato dal più attendibile studio, stilato però ormai vent'anni fa.
NEL CUORE DELLA TERRA - La parte esterna del nucleo terrestre si trova a poco meno di 3 mila chilometri dalla superficie ed è principalmente una massa liquida di ferro e nichel. Ma è nella parte più profonda del nucleo (a circa 5 mila km dalla superficie), dove temperatura e pressione salgono ulteriormente, che il ferro solidifica. Lo studio delle onde sismiche generate dai terremoti che attraversano la Terra fornisce importanti indicazioni sullo spessore dello strato liquido e solido e persino sull'aumento di pressione all'aumentare della profondità. Ma non è di alcun aiuto nelle stime della temperatura reale dei vari strati. I valori termici degli strati più profondi del nostro pianeta hanno una significativa influenza sul movimento dei materiali che transitano dalla parte liquida del nucleo verso il mantello sovrastante. Inoltre la differenza di temperatura tra il nucleo esterno liquido e il mantello al suo contatto è uno dei fattori principali di variazioni termiche su larga scala che, unitamente alla rotazione terrestre, generano il campo magnetico terrestre.

Cellula a incudine di diamante (Esrf/Andrault)Cellula a incudine di diamante (Esrf/Andrault)
LA STIMA DELLA TEMPERATURA
- Per tracciare un quadro accurato delle temperature del nucleo i ricercatori francesi hanno osservato il punto di fusione del ferro in varie condizioni di pressione. Nei laboratori del Commissariat a l'énergie atomique (Cea) gli scienziati hanno utilizzato una cellula a incudine di diamante. Si tratta di un dispositivo formato da due diamanti a tronco di piramide grazie al quale si possono sottoporre microscopici campioni a pressioni fino a quattro milioni di volte superiori a quella terrestre. Inoltre utilizzando potenti raggi laser i campioni possono venire surriscaldati fino a raggiungere i 5 mila gradi. I campioni esaminati sono stati termicamente isolati ed è stato impedito loro di reagire chimicamente con l'ambiente circostante, ma la più grande difficoltà, nelle parole di Agnès Dewaele (a capo della ricerca), è stata rappresentata dal fatto che «un frammento che raggiunge le condizioni massime di temperatura e pressione all'interno del nucleo terrestre, lo fa soltanto per pochi secondi. E in questo breve lasso di tempo è estremamente difficile determinare se abbia incominciato a sciogliersi o sia ancora solido».

I nuovi dati sulla temperatura al centro della Terra (Esrf)I nuovi dati sulla temperatura al centro della Terra (Esrf)
AIUTO DEI RAGGI X - Per aggirare anche questa difficoltà è sceso in campo lo European Synchrotron Radiation Facility (Esrf) di Grenoble, dove è stata sviluppata una nuova tecnica che prevede di colpire il campione sottoposto a esame con un potente fascio di raggi X, in grado di determinare, grazie al fenomeno della diffrazione, se sia liquido, solido o in via di fusione, per il brevissimo periodo in cui si raggiungono i massimi valori termo-pressori. Grazie a questa sperimentazione i ricercatori d'Oltralpe hanno fissato il punto di liquefazione del ferro a 4.800 gradi con una pressione di 2,2 milioni di atmosfere, pari a circa 2.270 tonnellate al centimetro quadro (t/cm²). A partire da questo dato è stato usato un metodo di estrapolazione secondo il quale a circa 3.400 t/cm², valore relativo alla zona di confine tra nucleo solido e liquido, la temperatura sarebbe, con un margine di errore di 500 gradi, attorno ai 6 mila °C.
STUDIO PRECEDENTE - Analizzando i dati in loro possesso, gli esperti di Cea, Ersf e del Centre Nationale de la Recerche Scientifique, credono di avere individuato la ragione per la quale il più attendibile studio in materia, condotto nel 1993 dal tedesco Reinhard Boehler, fosse giunto a determinare una temperatura inferiore di ben mille gradi. A partire dai 2.400 gradi, infatti, iniziano a comparire i primi effetti di ricristallizzazione sulla superficie dei campioni ferrosi. Considerato che all'epoca venne utilizzata una tecnica ottica di rilevamento delle modificazioni dei campioni, è probabile che la ricristalizzazione sia stata scambiata per fusione. «Siamo molto soddisfatti che il nostro esperimento convalidi le principali teorie attuali nel campo del trasferimento del calore dal nucleo centrale della Terra e della generazione del suo campo magnetico», ha dichiarato ancora Agnés Dewaele. «Sono fiduciosa del fatto che in un futuro non troppo lontano potremo simulare e investigare tutti gli stati della materia all'interno della Terra».


LA CREAZIONE SECONDO LE RELIGIONI





La creazione secondo le religioni


Quello che segue, é un breve elenco descrittivo dei miti della creazione secondo varie religioni.


Ainu
La cosmologia del popolo Ainu constava di sei paradisi e sei inferni dove vivevano divinità, demoni e animali. I demoni si trovavano nel paradiso basso, le divinità minori vivevano tra le nuvole nel sommo paradiso viveva Kamui, la divinità creatrice, coi suoi servi. Il suo reame era circondato da un resistente muro di metallo ed era accessibile solo tramite un grande cancello di ferro.
Kamui creò il nostro mondo come un grande oceano adagiato su di una enorme trota. Secondo questa tradizione le maree sarebbero dovute a questo pesce che di volte in volta succhia o caccia fuori l'acqua del mare; sempre questo pesce, tramite il suo movimento, sarebbe la causa dei terremoti.
Un giorno Kamui guardando dall'alto questo mondo acquatico decise di farne qualcosa. Così mando un suo messo che fece si che venissero a galla le isole.
Quando gli animali videro quanto fosse bello quel mondo, convinsero Kamui a lasciarli liberi di vivere in quel luogo. Kamui, tuttavia, creò anche molte altre creature. Il primo popolo, gli Ainu, avevano corpi di terra, capelli di erba-gallina. Kamui mandò Aioina, l'uomo divino, sulla terra per insegnare agli Ainu come cacciare e cucinare.
Apache

All'inizio non esisteva niente, solo il buio era ovunque. Improvvisamente dal buio emerse un sottile disco, giallo da un lato e bianco dall'altro, che appariva sospeso a mezz'aria. All'interno del disco siedeva un piccolo uomo barbuto, il Creatore, "Colui che vive al di sopra". Quando egli guardò nel buio ininito, la luce apparve in alto. Egli guardò in giù e divenne un mare di luce. A est, egli creò le strisce gialle dell'alba. Ad ovest, tinte di diversi colori apparvero ovunque. C'erano anche nubi di diversi colori. Egli creò anche tre altri dei: una piccola ragazza, un Dio Sole e un piccolo ragazzo. Poi creò i fenomeni celesti, i venti, la tarantola e la terra, in forma di una pallina marrone non più grande di un fagiolo, dal sudore dei quattro Dei mescolato nelle mani del Creatore. Il mondo fu espanso fino alla sua attuale forma dagli Dei che prendevano a calci la piccola palla marrone. Il Creatore disse al Vento di andare dentro alla sfera e di farla esplodere. La tarantola, il personaggio imbroglione del mito, tessette un filo nero e, attaccandolo alla sfera, scappò ad est tirandosi dietro il filo con tutta la sua forza. La Tarantola ripetè quest'azione con un filo blu, tirando questa volta verso sud, con un filo giallo verso l'ovest e con un filo bianco verso il nord. Con maestosi strattoni in ogni direzione, la sfera si allargò fino ad una grandezza non misurabile. Diventò la Terra! Non c'erano colline, montagne o fiumi; solo pianure soffici e prive di alberi. Allora il Creatore creò il resto degli esseri e delle bellezze della Terra
Aborigeni australiani
Nella cultura degli aborigeni australiani, la creazione del mondo svolge un ruolo fondamentale. La creazione risale al "tempo del sogno", in cui gigantesche creature totemiche attraversarono la Terra cantando di ciò che incontravano (rocce, pozze d'acqua, animali, piante) e così facendo portarono questi elementi alla creazione vera e propria.
Babilonia
Il mito della creazione babilonese è stato descritto nell'Enûma Elish, di cui esistono varie versioni e copie, la più antica delle quali è datata 1700 a.C..
Secondo questa descrizione, il dio Marduk si armò per combattere il mostro Tiamat. Marduk distrusse Tiamat, tagliandola in due parti che divennero la terra e il cielo. Dopo, distrusse anche il marito di Tiamat, Kingu, usando il suo sangue per creare l'umanità.
Il popolo Bantu
La descrizione del demiurgo fatta dai Bantu è la seguente. In origine, la Terra non era altro che acqua e oscurità. Mbombo, il gigante bianco, governava questo caos. Un giorno, egli sentì un fortissimo dolore allo stomaco e vomitò il sole, la luna e le stelle. Il sole splendeva perfidamente e l'acqua evaporò nelle nuvole. Gradualmente, apparvero delle colline asciutte. Mbombo vomitò di nuovo e questa volta vennero fuori gli alberi, gli animali, le persone e molte altre cose: la prima donna, il leopardo, l'aquila, l'incudine, la scimmia Fumu, il primo uomo, il firmamento, la medicina e la luce. Nchienge, la donna delle acque, viveva ad Est. Ella aveva un figlio, Woto, e una figlia, Labama. Woto fu il primo re dei Baluba
Buddhismo
Il Buddismo normalmente ignora le questioni riguardanti l'origine della vita. Il Buddha a questo riguardo disse che congetturare circa la fine del mondo porterebbe solo noia e follia.
Il Buddha affermò di non avere intenzione di esplicare queste origini perché le stesse non avevano nulla a che fare col suo obiettivo, il raggiungimento dell'illuminazione.
I Cherokee
In principio, c'era solo l'acqua. Tutti gli animali vivevano sopra di essa ed il cielo era sommerso. Erano tutti curiosi di sapere cosa ci fosse sotto l'acqua ed un giorno Dayuni'si, lo scarabeo acquatico, si offrì volontario per esplorare. Esplorò la superficie, ma non riuscì a trovare nessun terreno solido. Esplorò sotto la superficie fino al fondo e tutto quello che trovò fu del fango che portò in superficie. Dopo aver preso il fango, esso cominciò a crescere e a spargersi tutto intorno, fino a che non divenne la Terra così come la conosciamo.
Dopo che tutto ciò accadde, uno degli animali attaccò questa nuova terra al cielo con quattro stringhe. La terra era ancora troppo umida, così mandarono il grande falco nel Galun'lati per preparala per loro. Il falco volò giù e quando raggiunse la terra dei Cherokee era così stanco che le sue ali cominciarono a colpire il suolo. Ogni volta che colpivano il suolo si formava una valle od una montagna. Gli animali poi decisero che era troppo buio, così crearono il sole e lo misero lì dove è oggi.
Cina
In Cina sussistono cinque teorie sulla creazione.
• Secondo la prima, non ci sono le prove necessarie per spiegare la creazione e le sue origini.
• La seconda si fonda sull'idea che il paradiso e la terra erano un'entità unica che poi si separò in due parti.

• La terza, apparsa relativamente tardi nella storia della cultura cinese, è quella del Taoismo. Secondo questo il Tao è la forza alla base della creazione. Grazie al Tao, dal nulla è nata l'esistenza, dall'esistenza sono venuti fuori lo yin e lo yang e da questi è nata ogni cosa.

• La quarta, anch'essa relativamente recente, è il mito di Pangu. Secondo questa spiegazione, offerta dai monaci taoisti secoli dopo Lao Tzu, l'universo nacque da un uovo cosmico. Una divinità, Pangu, nascendo da quell uovo lo ruppe in due parti: quella superiore divenne il cielo e quella inferiore la terra. Man mano che la divinità crebbe le due parti dell'uovo si separarono sempre più e, quando Pangu morì, le parti del suo corpo divennero varie zone terrestri.
• L’ultima teoria, è costituita da racconti tribali non legati in un sistema unicizzante e quindi, hanno valore esclusivamente tribale.
La Genesi biblica
Secondo il libro della Genesi, ogni cosa fu creata da Dio. La Bibbia usa generi letterari simili alle culture del tempo, ma modifica i dati cosmologici in maniera da far risaltare la sua dottrina su Dio e sulla bontà della creazione.
Ci sono due racconti della creazione, corrispondenti grosso modo ai capitoli 1 e 2 del Genesi.
Genesi 1,1 - 2,3a
Il primo racconto della creazione (1,1-2,3a) usa lo schema letterario dei sette giorni. Il racconto suppone uno stato iniziale informe, in cui predominavano le tenebre e l'acqua (1,1-2). La creazione avviene per separazioni successive, nella seguente maniera:
• Nel primo giorno viene separata la luce dalle tenebre (1,3-5).
• Nel secondo giorno vengono separate le acque superiori (che si pensava stessero sopra la volta stellare) dalle acque inferiori (1,6-8). La concezione del tempo credeva che attraverso la volta celeste le acque superiori potessero filtrare, dando origine alla pioggia
• Nel terzo giorno nelle acque inferiori viene separata la terra (1,9-10).
• Viene quindi generato il regno vegetale (1,11-13).
• Nel quarto giorno vengono poste nel firmamento le due luci maggiori, il sole e la luna (1,14-19: separazione del giorno dalla notte): l'autore biblico teme che si possano confondere con gli astri divinizzati dai popoli circostanti, e per questo non li chiama con il loro nome.
• Nel quinto giorno vengono creati gli esseri marini e gli uccelli, e vengono benedetti perché possano moltiplicarsi (1,20-23).
• Nel sesto giorno vengono creati gli animali (1,24-25).
• Viene poi creato l'uomo (1,26-31), con le seguenti caratteristiche:
o deve dominare sulla creazione;
o è creato uomo e donna;
o è creato a immagine e somiglianza di Dio;
o è benedetto perché sia fecondo;
o riceve in alimento i vegetali: semi e frutti degli alberi.
• Il settimo giorno Dio cessa dal lavoro, e benedice e consacra il settimo giorno (2,1-3a). Ciò diventerà, nell'ebraismo, il precetto del riposo del sabato.
Il testo afferma che tutta l'opera della creazione è "buona"; invece della creazione dell'uomo e della donna si dice che è "molto buona", affermando in questa maniera la supremazia dell'essere umano su tutto il resto della creazione.
Il testo suppone implicitamente che Dio è eterno, cioè che esisteva prima di creare il resto delle cose.
Per gli studiosi, in Genesi 2,3b-24 vi sono alcune differenze, quello che rimane è che Dio è il Creatore e l’uomo e la donna sono suoi partner nel custodire la terra(oggi come oggi, visto come siamo combinati con i disastri ecologici, non si può dire che abbiano molto ascoltato la sua voce).
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Cristianesimo
La Creazione della Luce, di Gustave Doré, rappresenta in modo letterale l'incipit biblico di Genesi 1:1 ("Sia la luce").
Nel Nuovo Testamento il concetto di Dio cambia e con lo svilupparsi della Trinità diventa più complesso:
Io sono l'Alpha e l'Omega, l'inizio e la fine (Apocalisse 1,8).
All'inizio fu il verbo e il verbo era Dio... Tutte le cose furono fatte da lui e senza lui niente sarebbe stato creato. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini (Giovanni 1,1-4).
Secondo il libro della Genesi, Dio pre-esisteva eternamente all'ordine creato. La Genesi riporta il primo atto di Dio verso il mondo che noi conosciamo: "Dio creò..." (Genesi 1,1). Tutta la creazione, dalla luce delle stelle del cielo ai pesci del mare, alla compenetrazione tra polvere e soffio divino che ha dato vita all'umanità, furono creati da Dio per godere del meraviglioso ambiente della terra. L'uomo e la donna furono creati per riflettere la potenza di Dio, per amare e ben amministrare le risorse del mondo. Nell’ordine del creato, l'umanità, uomini e donne, sono portatrici dell'imago Dei. Secondo la fede cristiana, Gesù, il Cristo figlio di Dio, è il nuovo [Adamo]] mandato a noi "nella pienezza dei tempi". La ricerca dell'umanità di ritornare al giardino dell'Eden culminerà in un nuovo e ancora più pieno paradiso terrestre, sotto forma di cielo e terra nuova.

 
Antico Egitto
Nella mitologia egizia sono riportati tre miti cosmogonici distinti, corrispondenti a tre diversi culti dei maggiori centri sacerdotali.
Secondo la teologia eliopolitana, nota attraverso i "testi delle piramidi", al centro del mito della creazione c'è il dio solare Atum. Nato dall’oceano primordiale (Nun), Atum salì su una collina, creò , secondo alcune traduzioni con lo sperma e secondo altre con la saliva Shu, il vuoto, e la dea Tefnut, l’umidità, che a loro volta generarono Geb e Nut, la terra ed il cielo. Da questi ultimi nacquero due coppie di fratelli e sorelle, Osiride, Iside, Seth e Nefti, i quali procrearono l’umanità. L’insieme di queste divinità formò la grande Enneade eliopolitana.
Secondo la dottrina menfita, la creazione del mondo sarebbe opera di Ptah, che con il cuore, sede del pensiero, e con la lingua, la parola datrice di vita, avrebbe generato otto emanazioni di sé.
La cosmogonia tebana, basata su un’antica leggenda della città di Ashmunein (Ermopoli), narra di una collina di fango che sarebbe emersa dalle acque, originando otto dei primordiali, quattro maschili con testa di rana e quattro femminili con testa di serpente. Queste otto divinità formarono l'Ogdoade ermopolitana. La leggenda passata a Tebe si sarebbe trasformata e gli dei avrebbero creato un uovo, da cui nacque Amon, il dio-sole.
Col tempo, i gruppi rivali si fusero, Ra e Atum furono identificati in una sola divinità. Amon divenne per un certo periodo la somma divinità per poi divenire una manifestazione di Ra.
Anche Ra e Horus furono identificati come uno solo quando si tentò, invano, di introdurre il monoteismo.
Grecia classica
Platone, nel suo dialogo Timeo, descrive un mito della creazione che coinvolge un essere chiamato demiurgo.
Esiodo, nella sua Teogonia, racconta che in principio c'era Caos, il quale diede vita a Gea (la Terra), Tartaro (gli Inferi), Eros (amore), Nyx (l'oscurità della notte) ed Erebo (le tenebre degli Inferi). Gea partorì poi Urano, il cielo stellato, suo pari, per coprire sé stessa, le colline e le profondità senza frutto del Mare, e Ponto, tutto "senza la dolce unione dell'amore", ma solo da sé stessa. Successivamente, narra Esiodo, essa giacque con Urano e generò Oceano, Ceo e Crios e i Titani Iperione e Giapeto, Teia e Rea, Temi e Mnemosine e Febe dalla corona d'oro e l'amabile Teti.
"Dopo di loro nacque Crono, scaltro, il più giovane e il più terribile dei suoi figli, e odiava il suo potente padre." Crono, seguendo le raccomandazioni di Gaia, castrò Urano. Egli sposò Rea che gli diede sei figli Estia, Demetra, Era, Ade, Poseidone, e Zeus. Zeus è i suoi fratelli rovesciarono Cronos e gli altri titani, quindi estrassero a sorte quello su cui ciascuno di loro avrebbe regnato. Zeus strappò i cieli, Poseidone il mare, e Ade la terra.
 
Induismo
Nella filosofia Hindu, l'esistenza dell'universo è governata dalla Trimurti composta da:
Brahma (il Creatore),
Vishnu (il Sostentatore),
Shiva (il Distruttore).

 


Hopi

Gli anziani dicono che il primo Hopi aveva scelto di vivere nel deserto sterile così essi avrebbero sempre dovuto pregare per avere la pioggia.
Per questo essi non avrebbero mai perso la fede nelle loro cerimonie, che mantenevano il legame con la Madre Natura e il Creatore.
Essi sostenevano che i veri Hopi rappresentassero tutti i popoli pellerossa attraverso l'autorità a loro conferita dal creatore, il dio Maasaw.

 

Incas
Il racconto incas della creazione è conosciuto grazie ai racconti tramandati dai sacerdoti oppure dalla iconografia delle ceramiche o delle costruzioni architettoniche, e grazie ai miti e alle leggende sopravvissute tra i nativi americani. Secondo questi racconti, nei tempi antichi la terra era immersa nell'oscurità. Allora, da un lago chiamato Collasuyu (adesso Titicaca), emerse il dio Con Tiqui Viracocha, portando con sé alcuni esseri umani. Allora Con Tiqui creò il sole (Inti), la luna e le stelle per illuminare il mondo. È proprio da Inti che il Sapa Inca, imperatore del Tawantinsuyu, discende. Al di fuori delle grandi caverne Con Tiqui modellò numerosi esseri umani, incluse alcune donne che erano già incinte. Allora egli mandò fuori queste persone in ogni angolo del mondo. Tenne però con sé un uomo e una donna a Cusco, l'"ombelico del mondo".
Con, il creatore, aveva forma umana ma era senza ossa. Egli riempì la terra con cose buone per sopperire ai bisogni dei primi esseri umani. Le persone, però, dimenticarono il dio Con e si ribellarono. Così egli li punì smettendo di mandare la pioggia. La gente allora fu costretta a lavorare duramente arrangiandosi con la poca acqua che poteva trovare nei rigagnoli rimasti. Allora si affermò una nuova divinità, Pachacamac, che cacciò Con e trasformò le persone da lui create in scimmie. Pachachamac poi si impossessò della Terra e creò gli antenati del genere umano.
Il fondatore della prima dinastia dei sovrani di Cusco fu Manco Capac. Secondo una leggenda egli emerse dalle profondità del lago Titicaca grazie al dio del sole Inti. Un'altra versione della storia sosteneva che egli fosse il figlio di Tici Viracocha. In uno dei due miti Manco Capac era il fratello di Pachacamac ed entrambi erano figli del dio del sole Inti, conosciuto anche con il nome di Apu Punchau. Lo stesso Manco Capac veniva onorato come un dio del fuoco o del sole. Secondo la leggenda di Inti, Manco Capac e i suoi fratelli di madre erano stati mandati sulla terra dal dio del sole ed erano fuoriusciti da una caverna del Pacaritambo portando un bastone dorato chiamato tapac-yauri. Essi dovevano creare un Tempio del Sole nel luogo dove il bastone sarebbe affondato dentro la terra. Essi viaggiarono fino a Cusco lungo gallerie sotterranee e finalmente trovarono il luogo adatto per costruire il tempio in onore del dio del sole Inti, loro padre. Durante il viaggio uno dei fratelli di Manco Capac e forse anche una delle sue sorelle vennero tramutati in pietre sacre (huaca). In un'altra versione di questa leggenda, invece di apparire da una caverna a Cusco, i fratelli sarebbero emersi dalle acque del lago Titicaca.
Secondo la leggenda di Tici Virachocha, invece, Manco Capac era il figlio di Tici Viracocha: egli e i suoi fratelli (Ayar Anca, Ayar Cachi e Ayar Uchu) e sorelle (Mama Ocllo, Mama Huaco, Mama Raua e Mama Cura) vivevano vicino Cusco, presso Pacari-Tampu (oggi Pacaritambo, a 25 km a sud di Cusco). Una volta formato un popolo piuttosto numeroso riunito in dieci ayllu essi tentarono di assoggettare le tribù della valle di Cusco. Questa leggenda comprende inoltre il bastone d'oro, sostenendo che questo era stato dato a Manco Capac da suo padre. La leggende inoltre narra che il giovane Manco avrebbe ucciso i suoi fratelli più grandi diventando così l'unico governante di Cusco.
Islam
Nell'Islam ogni creazione è attribuita ad Allah (il nome di Dio in arabo). Egli è l'unico Dio per i musulmani. È chiaramente identificato come la "prima causa" in numerosi versetti del Corano. In quanto Creatore ed Eterno e in considerazione dell'impossibilità della materia greggia (madda) di sussistere senza il Suo continuo intervento, a Lui è attribuita la proprietà di qualsiasi atto creato, ivi compreso quello apparentemente riferibile all'essere umano, il quale ne avrebbe in definitiva il solo possesso. Ecco tre esempi (I versetti citati sono presi da il Corano - introduzione, traduzione e commento di Alessandro Bausani - Firenze, Sansoni, 1961):
XIII:16 … « Rispondi: "È Dio il Creatore di tutte le cose, è Lui l'Unico, il Vittorioso!" ».
LVII:3 « Egli è il Primo, Egli è l'Ultimo, Egli è il Dispiegato, Egli è l'Intimo, Egli è sovra tutte le cose sapiente ».
CXII:1-2 «Dì: "Egli, Dio, è uno - Dio l'Eterno. - non generò né fu generato - e nessuno Gli è pari" ».
Riferendosi all'argomento della "prima causa" il Corano indirizza i non-credenti:
LII:35-36 « Son essi che furon creati dal nulla, o son loro i creatori? Son forse loro che han creato i cieli e la terra? No! Nessuna certezza salda essi hanno ».
Giappone
Il dio Izanagi e la dea Izanami agitarono l'oceano con una lancia per creare una piccola isola di sale coagulato. Le due divinità scesero sull'isola, si accoppiarono, crearono le isole principali, le divinità e i predecessori del Giappone
Mitologia nordica
Odino e i suoi fratelli usarono il corpo di Ymir per creare l'universo.

Questo universo consta di nove mondi.
Loro posero il corpo sul vuoto chiamato Ginnungagap. Loro usarono la sua carne per la creazione della terra e il suo sangue per il mare.
Il suo teschio , tenuto su da quattro nani (Nordri Nord, Sudri Sud, Austri Est, e Vestri Ovest), fu usato per creare il paradiso. Quindi usando scintille da Muspelheim, gli dei crearono il sole, la luna e le stelle.
Le sopracciglia di Ymir invece furono usate per creare un posto dove la razza umana potesse vivere su; un posto chiamato Midgard.
I primi umani, Ask e Embla, furono creati da tronchi (d'albero?).
 
Caos
Alcuni filosofi come Hakim Bey e gli occultisti, come Peter Carroll, pensano che la casualità, il caos o il principio di indeterminazione siano il primo elemento motore secondo la scienza e che, quindi, dovrebbero essere considerati divini.
Surat Shabda Yoga
La cosmologia dello Surat Shabda Yoga ritrae il complesso della creazione (il macrocosmo) come emanato e arrangiato in una gerarchia spiritualmente differenziata, spesso indicata come uova, regioni o piani. tipicamente vengono descritti otto livelli spirituali posti sopra il piano fisico, anche se nomi e suddivisioni all'interno di questi livelli variano (Una versione della creazione da una prospettiva dello Surat Shabda Yoga, è delineata ne “Il grande schema dell'intera creazione”.) Tutti i piani che si trovano sotto le regioni puramente spirituali sono sottoposti a cicli di creazione e dissoluzione (pralya) o grande dissoluzione (maha pralya).
La costituzione dell'individuo (il microcosmo) è una replica esatta del macrocosmo. Di conseguenza il microcosmo consiste di un certo numero di corpi, ciascuno dei quali adatto ad interagire con il piano o la regione corrispondente nel macrocosmo.
Taoismo
Tao è il vuoto senza nome, la madre delle Diecimila Cose. Il Tao è considerato da Lao Tzu come ciò che dà in eterno senza venire svuotato, e che riceve in eterno senza venire riempito. Ciò che non esiste per se è in grado di durare.
Zen
Il tutto e il niente sono un tutto unico inseparabile. La filosofia Zen nega che la persona possa essere la causa scaturente. Nel parlare delle origini afferma che il piano dell'essere è la vera causa scaturente.
Zoroastrismo
Nella narrazione della creazione dello Zoroastrismo, Ahura Mazda creò 16 terre, una alla volta, tali che ognuna di esse fosse sorgente di piacere per la sua popolazione.
Dopo la creazione di ognuna di queste terre, Angra Mainyu intervenne con una contro-creazione, introducendo malattie e peccati di vario genere.
L'idea dualistica di due spiriti primordiali, considerati gemelli da Zoroastro, riprende un prototipo delle mitologie indoeuropee.


Testi ed immagini tratti da vari siti web e da http://it.wikipedia.org
ulteriore  fonte :  www.tanogabo.it/

sabato 27 aprile 2013

LA CREAZIONE mito degli indiani YAKIMA del Nord America

La creazione
mito degli indiani Yakima del Nord America
Prima che ci fosse il mondo il Grande Capo Lassù viveva nel cielo e quaggiù non c'era proprio nessuno: solo acqua, tanta acqua.
Un bel giorno quando decise di creare il mondo, scese dal cielo, affondò le mani nell'acqua e raccolse sabbia e fango: in breve fece tanti mucchi che diventarono ben presto montagne e colline.
La pioggia trasformò la terra e la neve in alta montagna diventò ghiaccio: nacquero così torrenti vivaci e grandi fiumi dove nuotavano pesci di ogni dimensione.
Poi fece nascere arbusti e bacche, alberi e foreste dove trovarono riparo uccelli, insetti e cervi dalle grandi corna.
Infine prese un po' di fango ci soffiò sopra e questo si trasformò in un uomo. Il Grande Capo Lassù affidò all'uomo i boschi e le acque, gli animali della terra, dell'aria e dell'acqua. Gli raccomandò di servirsene e di servirli perché le loro vite erano legate.
Ma l'uomo era triste e allora Il Grande Capo Lassù con un po' di fango creò la donna perché dividesse con l'uomo le fatiche e le gioie della vita.
Vi ricorda qualcosa?
Quali sono le somiglianze e le differenze con il mito di Adamo ed Eva?

RELIGIONI MONOTEISTE


FONTE: www.atuttascuola.it/collaborazione/.../religione/religioni_monoteiste.htm

Religioni monoteiste

Tre Grandi Religioni

di Laura e Gabriele Primativo

Caratteristiche Comuni:

  1. Sono Monoteiste

  2. La Storia Della Rivelazione Di Dio Ad Abramo

  3. La Citta’ Santa Di Gerusalemme

Peculiarità:

 

 

EBRAISMO

Risale al 1900-1800 a. C.

 

CRISTIANESIMO

 

 

ISLAMISMO

Risale al 610 d. C.

DEFINIZIONE E AREA CULTURALE

Si intende la religione del popolo ebraico soprattutto di coloro che sono ebrei di nascita o risiedono in Israele

Deriva da Cristo cioè “il consacrato, eletto, inviato,unto” è sorto in Palestina oggi i cristiani sono un miliardo e settecentomila e sono divisi in : cattolici, ortodossi, protestanti

Il termine ISLAM significa sottomissione, abbandono, nasce nel VII sec. d.C. in Arabia

SIMBOLO

1 - LA STELLA DI DAVIDE: Due triangoli che si intrecciano e che rappresentano l’unione di Dio con l’uomo

2 – La Menorah il candelabro a sette bracci

E’ la CROCE su cui è stato messo a morte, ha donato la sua vita per amore degli altri

È’ la MEZZALUNA con la STELLA NASCENTEche rischiarano e guidano la vita di ogni fedele

FONDATORE

ABRAMO attraverso suo figlio Isacco e suo nipote Giacobbe. Gli ebrei discendono dalle tribù che ebbero origine dai 12 figli di Giacobbe

GESU’ figlio di Dio, mandato da

JHWH mandato per far conoscere il suo amore e realizzare la sua salvezza per il mondo

MAOMETTO (Muhammad) che significa il LODATO che nel 610  ricevette la visita dell’Arcangelo Gabriele che gli consegnò il Corano in nome di Allah

 

LIBRO SACRO

La BIBBIA CHE SI DIVIDE IN 3 RACCOLTE

La BIBBIA CHE SI DIVIDE IN 2 PARTI: L’Antico Testamento e il Nuovo Testamento, quest’ultimo racchiude i VANGELI che presentano i fatti più salienti della vita, i suoi insegnamenti e i miracoli

 

Il CORANO che raccoglie le rivelazioni di Allah fatte a Maometto, significa recitazione

NOME DI DIO

È proibito per gli ebrei nominare il nome di Dio quindi il termine JHWH è privo delle vocali, ma significa “io sono colui che sono” e cioè che Dio è il Signore della vita.

TRINITA’ : Padre, Figlio e Spirito Santo

ALLAH che prima di rivelarsi a Maometto si è rivelato ad altri profeti come Abramo, Giacobbe, Mosè ed anche a Gesù

DOTTRINA

Il Dio è unico e uno le parole chiave sono liberazione, alleanza, creazione e terra promessa. Gli ebrei attendono la venuta del Messia

Il comandamento centrale è quello dell’AMORE. Gesù è stato mandato dal Padre per stringere con l’umanità una Nuova Alleanza, con la morte e la Resurrezione ha sconfitto il peccato e la morte. La comunità Cristiana si chiama Chiesa (assemblea) istituita da Gesù, animata e sostenuta dall’azione dello Spirito Santo

La religione si poggia su 5 pilastri:

  • La professione di fede

  • La preghiera L’elemosina

  • Il Digiuno

  • Il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita

CULTO

* Gli Ebrei pregano 3 volte al giorno.

* Luogo di preghiera è la Sinagoga

* I capi religiosi si chiamano Rabbini.

* Il giorno in cui cessa il lavoro è il Sabato.

Feste Principali: la Pasqua, la Pentecoste, il Capodanno ebraico, la festa delle campane

* Tutta la vita è preghiera

* Luogo di preghiera è la Chiesa

* I capi religiosi si chiamano Sacerdoti

* Il giorno in cui cessa il lavoro è

   la Domenica..

Feste Principali: il Natale, la Pasqua, la Pentecoste

 

* La preghiera 5 volte al giorno in direzione della Mecca

* Il Muezzin li chiama alla preghiera dal minareto.

* Luogo di preghiera privilegiato è la Moschea

* I capi religiosi si chiamano

Imam

* Il giorno in cui cessa il lavoro è il Venerdì.

VITA DEL FEDELE

Le tappe fondamentali della vita sono 4:

  • La nascita

  • La cerimonia del bar mitzavah

  • Il matrimonio

Le tappe fondamentali della vita sono 3:

  • Il Battesimo

  • L’Eucarestia

  • La Cresima

Scelte importanti della vita sono quelle del:

  • Sacramento del matrimonio

  • Sacramento del Sacerdozio

Tutta l’esistenza è contrassegnata dall’Islam: quando il bambino nasce gli viene sussurrato nell’orecchio il nome di Dio e a 4 anni si fa una festa in cui impara a ripetere “nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso

LE ORIGINI

Noi, umani terrestri abbiamo sempre ricercato le origini della nostra specie!
da sempre ci è stato insegnato che la nostra specie ebbe origine dal soffio DIVINO di DIO!
senza dubbio IL CREATORE ha influito in qualche modo sulla CREAZIONE, ma  aldilà di come
ci è stato insegnato!
 Le tre principali Religioni , EBRAISMO, CRISTIANESIMO E ISLAMISMO, ci parlano di un DIO UNICO , ma sappiamo che molte altre RELIGIONI, credono in un DIO UNICO, chiamandolo con
altri nomi, ma sempre indicandolo come CREATORE.
ogni "civiltà" a noi conosciuta descrive la CREAZIONE,nata da un CAOS PRIMORDIALE, e le narrazzioni più ACCATIVANTI, sono quelle dei NATIVI AMERICANI ( come si sarebbero chiamati quei
popoli, se noi Europei non fossimo andati lì per distruggere una civiltà nascente? ).
Com'è possibile che civiltà distanti abbiano la stessa visione della CREAZIONE?
E' possibile immaginare che un 'ANTICA CIVILTA' a noi sconosciuta abbia influito su questi popoli trasmettendogli, un briciolo di conoscenze?
Ma poi rimane sempre un'altra domanda : QUESTA ANTICA CIVILTA' a chi deve la sua conoscenza?
E' questa l'eterna domanda, e l'eterna ricerca:  DA DOVE TUTTO S'E' SVILUPPATO? COME TUTTO HA AVUTO INIZIO?
Noi, UMANI TERESTRI, siamo siamo il frutto di altre civiltà? e se si, come tutto è iniziato?

sabato 20 aprile 2013

GILGAMESH: trà mito, leggenda e...( il fumeto è di Robin Wood e Lucho Olivera ,il testo è tratto da :DELOS 35:fantasia&nuvole

Può il fumetto sconfinare nel mondo letterario dell'epica? E' possibile utilizzare il medium delle nuvole parlanti per trattare in modo serio, magari anche con efficacia, i temi drammatici e vibranti della mitologia? Non affrettatevi a pensare a Hercules e a rispondere "no". Come sempre, è questione di mestiere, di misura e di talento. C'è chi ha lavorato con più sensibilità della Disney, qualcuno che ha pensato più al gusto che al botteghino, qualcuno che ha ricavato dal tentativo (certo non facile) un'opera oggettivamente notevole. Stiamo parlando di Robin Wood e Lucho Olivera, autori del fumetto mitologico-fantastico Gilgamesh. 
La storia

Era l'anno 4000 avanti Cristo. Mio padre regnava su Uruk, la più splendida città della terra tra i due fiumi; sotto la sua guida i sudditi prosperavano e i sacerdoti davano nome alle cose che ancora non lo avevano; ed erano molte, perché il mondo era giovane...
Con queste parole Robin Wood e Lucho Olivera ci introducono alla storia di Gilgamesh, dando forma e colore (col coraggioso mezzo espressivo del fumetto) a una delle più antiche saghe epiche dell'umanità, una saga nata ancor prima della stessa invenzione della scrittura.
In breve, la trama: il mitico re sumero Gilgamesh, un eroe pre-omerico, una figura epica ammantata d'una oscura grandezza, è ossessionato dall'idea della propria morte: egli crede che un monarca assoluto, padrone della terra e dei propri sudditi, non dovrebbe essere costretto a seguire la sorte dei comuni mortali, e non capisce perché gli dei abbiano disposto altrimenti. Egli ascolta i saggi, interroga gli oracoli, senza trovare mai le risposte che cerca. Un oscuro destino sembra incombere su di lui: le sue mogli danno alla luce solo bambini morti; gli indovini predicono che egli stesso sarà successore della sua stirpe, che si perpetuerà nella sua stessa carne; una profezia ermetica che lo ossessiona, che lo spinge a lasciare Uruk e a vagare per il mondo in cerca di un segno che gli mostri la Via.
Finché, un giorno, peregrinando nel deserto, egli si imbatte in Utnapistim, un personaggio che nella mitologia sumera corrisponde al Noè biblico. Utnapistim non è più un uomo: egli ha ricevuto dagli dei il dono assoluto: l'immortalità, proprio ciò che Gilgamesh ha sempre cercato.
Dove si ferma il mito, il fumetto prosegue. Con una trovata felice, Wood inserisce una variazione sul tema: nella sua "vulgata" Utnapistim viene addirittura da Marte. Gilgamesh vede il "carro di fuoco" alieno schiantarsi sulle montagne e si precipita in soccorso, impavido di fronte all'ignoto come solo gli eroi epici sanno essere. In cambio dell'aiuto ricevuto, il visitatore extraterrestre donerà al terrestre la vita eterna, che la superiore tecnologia marziana mette facilmente a disposizione (in questa visione, Utnapistim diventa un autentico "deus ex machina").
Tornato a Uruk, al suo trono, Gilgamesh scoprirà però che l'immortalità può essere un dono avvelenato, perché il baratro della morte lo separa definitivamente dai suoi simili. Odiato dai sudditi, respinto dai suoi cari, il re dovrà lasciare il suo trono e svanire nell'ombra. Da quel momento in poi egli vivrà nel mistero, e sarà testimone delle vicende umane senza mai rivelare la sua natura di immortale, mentre le sue tracce faranno inevitabilmente sorgere leggende come quella dell'ebreo errante. Vivremo con Gilgamesh la grandezza e la caduta dell'impero Assiro, ci commuoveremo con lui su un colle presso Gerusalemme all'ombra di tre croci, navigheremo in sua compagnia sulle navi dei conquistadores, combatteremo al suo fianco nelle mille guerre della storia umana...
Al termine di questa furiosa cavalcata nei secoli, Gilgamesh assisterà con orrore impotente alla fine della razza umana, sterminatasi in un conflitto senza senso né pietà. Rimasto unico essere vivente su una Terra ridotta a un deserto radioattivo, egli si assegnerà il compito di padre e custode della nuova umanità. Con un'astronave e un carico di embrioni umani ibernati, egli lascerà il nostro pianeta e i suoi miliardi di morti, andando alla ricerca di una nuova patria. Solcherà lo spazio per secoli, forse per millenni (il tempo per lui non è un problema) ma alla fine troverà un pianeta vergine su cui far nascere e crescere i suoi nuovi figli. E, chiudendo il ciclo, battezzerà il pianeta col nome della terra che lo ha visto nascere: Sumer.

PAROLE E VERITA' SULLA MADRE TERRA

Questa lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce. Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa. "Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello. L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto. Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce. Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte? Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino. L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro. L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati. Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere. Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate. Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi. Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo. Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti. Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza. Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri. Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo. Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti. Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!"

martedì 16 aprile 2013

C'ERA UNA VOLTA UN POPOLO ALDILA' DELL'OCEANO MARE

com'è possibile, che LA CREAZIONE, come la narrazzione del DILUVIO, sia comune in un POPOLO, quello dei nativi "americani", così distante dalla cultura MESOPOTAMICA, di cui la BIBBIA, ha preso spunto? com'è possibile, che culture cosi lontane abbiano in comune non solo queste due cose, ma la FEDE DI CREDERE IN UN SOLO DIO CREATORE?
E' possibile immaginare, ma oramai non tanto, che in tempi antichi, a noi sconosciuti, un'antica civiltà abbia unito le civiltà a noi sconosciute?




LA CREAZIONE (Mito degli Indiani Yakima)

Agli inizi del mondo c'era solo acqua. Whee-me-me-owan, il Grande Capo Lassù, viveva su nel cielo tutto solo. Quando decise di fare il mondo, venne giù in luoghi dove l'acqua è poco profonda e cominciò a tirar su grandi manciate di fango, che divennero la terraferma.
Fece un mucchio di fango altissimo che, per il gelo, divenne duro e si trasformò in montagne. Quando cadde la pioggia, questa si trasformò in ghiaccio e neve sulla cima delle montagne.Un po' di quel fango indurì e divenne roccia.Il Grande Capo Lassù fece crescere gli alberi sulla terra, ed anche radici e bacche.
Con una palla di fango fece un uomo e gli disse di prendere i pesci nell'acqua, i daini e l'altra selvaggina nelle foreste.
Quando l'uomo divenne malinconico, il Grande Capo Lassù fece una donna affinché fosse la sua compagna e le insegnò a preparare le pelli, a lavorare cortecce e radici e a fare cesti con quelle. Le insegnò quali bacche usare per cibo e come raccoglierle e seccarle. Le insegnò come cucinare il salmone e la cacciagione che l'uomo portava.
Fonte:  http://www.quartadimensione.net/portalewest/wakima.htm
(Miti e leggende degli Indiani del Nordamerica Demetra)

Le origini
Il mito della creazione più diffuso tra gli indiani dell'America  Settentrionale prende origine da un diluvio causato da una grave colpa nel comportamento. Un dio (in genere "il vecchio", che ha però le funzioni di esecutore più che di
creatore in senso assoluto e primordiale) invia a turno degli animali sul fondo del mare a raccogliere del fango: i primi due o tre non ci riescono e tornano a galla annegati e senza tracce di fango sulle zampe; tocca all'ultimo animale
riuscirci, perdendo la vita, ma recando con sé un po' di melma che servirà al vecchio per creare la terra e gli esseri umani.
 
Anche in questi miti prevale l'idea che alle origini ci fosse una razza imperfetta: secondo la tribù dei Blood (Blackfoot) un tempo, al posto degli esseri umani, c'erano degli esseri con due teste.
In un mito degli Algonkini (che comprendono Arapaho, Cheyenne, Ogibwa, Fox e altri) gli animali protagonisti sono la lontra, il castoro, il topo muschiato e l'anatra; in una narrazione analoga dei Crow del Montana la ricerca del fango è affidata a quattro anatre. Il dio in questione è considerato il Sole, che un tempo si chiamava "il vecchio" ed è tutt'uno con il "vecchio coyote". Questa figura popolare, dalle caratteristiche ambigue, è frequente nei racconti indiani. In questo caso appare come il creatore, ma in prevalenza è un "collaboratore", talvolta anche indisciplinato; forse la sua figura ha perso d'importanza con il tempo divenendo suo malgrado di secondo piano. Le sue principali caratteristiche sono il carattere maligno e impostore e capace d'ignobili beffe.
Inktonmi, per i Sioux del Canada (Assiniboin), è una figura demiurga che ha un corrispondente in Inktonmi dei Sioux del Dakota (il quale ha le stesse caratteristiche del Coyote). Per questi ultimi - essere supremo è Wakantanka, il "grande potere", mentre per gli indiani Algonkini è Manitou: la "forza magica" e l'espressione del lo spirito che culmina con l'essere supremo, "il grande spirito". n altro mito della creazione si trova tra i Gros Ventre (Algonkini n ord occidentali). In esso si narra di Nihant (bianco), il formatore della nuova umanità, anch'egli, come il Coyote, protagonista di alterne vicende.
In questo racconto, Nihant, stufo del modo di vivere delle popolazioni selvagge di quel tempo, dà il via al diluvio con un complesso cerimoniale di cui fanno parte lo sterco di bue (che veniva usato come combustibile), la pipa sacra e l'accompagnamento di tre canti e tre grida culminante con un calcio decisivo sferrato alla terra.
"Venne fuori l'acqua e piovve per giorni e giorni" dice la leggenda. Cessata la pioggia Nihant era l'unico sopravvissuto alla deriva nelle acque assieme a una cornacchia che, stanca di volare, gli chiedeva continuamente di riposarsi. Nihant le rispondeva ogni volta di appoggiarsi sopra la pipa sacra. La pipa, avvolta in una pezza di pelle, conteneva tutti gli animali. Essi, pur essendo tutti privi di vita, potevano venir resuscitati dalla pipa sacra e dal canto di Niharat. Nihant. scelse quelli più resistenti sott'acqua. Il primo a tuffarsi fu un toffolo che non riuscì ad arrivare fino in fondo: sentendosi mancare tornò a galla semisoffocato. Egli lo rianimò col suo canto e il toffolo si tuffò di nuovo, arrivò quasi a sfiorare i1 fondo e tornò su tramortita. Toccò poi a una tartaruga che credette di non aver raccolto la melma. Dopo un attento esame Nihant scoprì invece che aveva un po' di terra nascosta tra le zampe; con quella poca terra, con un incantesimo, fece sorgere un lembo di terra abbastanza grande per lui e per la cornacchia che finalmente potè riposare (nel frattempo si era ancora lamentata senza posarsi sulla pipa).
"Voglio che ci sia terra fin dove posso vedere!" disse Nihant. È questo un aspetto curioso del mito; nella terra a perdita d'occhio non c'era neppure una goccia d'acqua. La situazione venne poi risolta dal pianto di Nihant dal quale nascono i corsi d'acqua, mentre dalla terra vengono poi plasmati gli uomini che terranno compagnia a Nihant e alla cornacchia.
A proposito dei miti indiani del nord Stith Thompson osserva: "Fra gli americani troviamo, ora il "creatore" in un mondo che egli noti ha ancora creato, ora l'acqua primordiale che sembra coprire tana terra non ancora creata; concezione, quest'ultima, comune a tutte le tribù indiane, con la sola eccezione, forse, del gruppo eskimese.
Il Thompson rileva che non ci si può attendere criteri ordinati per la sistemazione dei miti da parte degli indiani, prerogativa questa delle mitologie più filosofiche.
Gli indiani del Southwest invece, pur riferendosi anche loro a una distesa d'acqua primordiale, presuppongono che la tribù sia sorta dal basso, dopo una serie di passaggi attraverso tre o anche quattro inondi sovrapposti. Ogni mondo viene perfezionato, o distrutto e sostituito da quello successivo perché ritenuto non soddisfacente. Questi indiani hanno in comune con quelli della California una storia sulle origini: all'inizio la terra e il cielo erano congiunti, la terra era la madre dell'umanità, mentre il cielo era il padre. In un certo periodo succede che, in vari modi, il cielo venga spinto in alto e staccato dalla terra, così da dar spazio all' umanità.
 
FONTE  http://www.quartadimensione.net/portalewest/wakima.htm
(Miti e leggende degli Indiani del Nordamerica Demetra)
     Il mito della creazione più diffuso tra gli indiani dell'America Settentrionale prende origine da un

sabato 13 aprile 2013

CHI E' COSA PRIMA DI NOI ?

E' possibile immaginare che l' UMANO TERRESTRE  ,abbia avuto UN'EVOLUZIONE, come la conosciamo? Oppure, qualcosa o qualcuno abbia affrettato i tempi naturali?  Quale è stata la "CAUSA" che ha permesso ad alcuni  primati di evolvere ed ad altri no?
L'eterna domanda!  ( Gianni Isidori ).

02 aprile 2013

I signori del pianeta


A richiesta con «Le Scienze» di aprile di Ian Tattersall
C’è stato un tempo remoto in cui non eravamo soli. Un passato lontano durante il quale la nostra specie, Homo sapiens, ha condiviso gli ambienti della Terra con specie cugine di altri ominidi di cui però oggi non restano che fossili, mentre noi dominiamo il pianeta. Per quanto possa sembrare una dinamica lineare di competizione e selezione, in realtà il percorso evolutivo che ci ha reso umani e padroni del mondo è tortuoso e in parte oscuro, motivi per cui ancora oggi è un campo di ricerca che impegna numerosi scienziati tra i quali spicca Ian Tattersall, curatore emerito della divisione di antropologia dell’American Museum of National History, e autore di I signori del pianeta, libro inedito in Italia, in edicola con il numero di aprile di «Le Scienze» e in vendita nelle librerie per Codice Edizioni.

Quella della nostra specie è una storia lunga, e per Tattersall è meglio raccontarla dall’inizio. Vale a dire fin da quella che l’autore chiama l’età d’oro delle scimmie antropomorfe, poco più di 20 milioni di anni fa, un tempo in cui vennero poste le basi per l’evoluzione della famiglia umana, comparsa più o meno verso la fine del Miocene, circa 6 milioni di anni fa. La ricostruzione di Tattersall poggia sull’esame di numerosi documenti fossili che scandiscono il battere del tempo evolutivo, permettendo di identificare e raccontare i diversi membri della galleria dei nostri antenati, anche quelli più lontani, come i primi membri del genere Australopithecus, per poi proseguire con l’emergere del genere Homo e concludere con la comparsa della nostra specie, avvenuta circa 200.000 anni fa in Africa orientale.

Ma può bastare una ricostruzione di questo tipo per rendere conto della supremazia temporale di H. sapiens rispetto a tutti i nostri cugini? La risposta non può che essere negativa, data la complessità del fenomeno trattato. Ci deve essere qualcosa in più che renda conto della nostra unicità, qualcosa che abbia prodotto quello che Tattersall chiama baratro cognitivo, riferendosi alla distanza siderale che separa le capacità cognitive degli esseri umani dalle capacità degli ominidi ormai estinti e delle altre specie di primati antropomorfi che osserviamo oggi o che ci hanno preceduto. Secondo l’autore, la chiave del nostro successo evolutivo è la capacità di pensiero simbolico, che a sua volta deriva dal linguaggio. Queste due caratteristiche di Homo sapiens non sarebbero però comparse parallelamente con la specie, come dimostrano documentazioni fossili secondo cui le prime «avvisaglie simboliche» compaiono solo 100.000 anni fa.

Questo snodo però potrebbe non essere mai chiarito del tutto. «Il passaggio di Homo sapiens da specie non linguistica a specie dotata di linguaggio – spiega Tattersall – è una delle trasformazioni cognitive più sbalorditive che abbiano mai interessato un organismo. I dettagli di questa transizione probabilmente ci sfuggiranno sempre, e qualsiasi ricostruzione è destinata a fornire una semplificazione eccessiva del processo».

Ma, sempre secondo l’autore, non è difficile ipotizzare, almeno in linea di principio, il modo in cui il linguaggio emerse in una piccola comunità africana di H. sapiens già biologicamente predisposti. Ecco perché è importante raccontare e conoscere la nostra storia fin dagli albori dei nostri remoti antenati. Una predisposizione biologica implica una contiguità evolutiva con altre specie passate e coeve che però non hanno avuto successo. Mentre noi siamo ancora qui a dominare il mondo, grazie a quegli antenati con capacità cognitive e simboliche che tra 60.000 e 70.000 anni fa uscirono per la prima volta dall’Africa.
 

ALTRE TERRE. ALTRI MONDI !

Noi Umani Terrestri, siamo sempre alla ricerca di NUOVI MONDI, lo siamo sempre stati, dagli albori del tempo, da quando l'UMANO ha cominciato a muovere i primi passi, su questa roccia che ora chiamiamo Terra, ci siamo spinti sempre di più oltre l'inimagginabile, abbiamo portato nei luoghi che abbiamo "scoperto" , poca pace e molta violenza! In epoche lontane la violenza veniva giustificata con civiltà, e in nome di questo l'Umano Terestre, ha distrutto intere civiltà! sia quelle che conosciamo, sia quelle a noi ancora sconociute! Qui sulla Terraroccia abbiamo praticamente scoperto tutti i luoghi a noi conosciuti, ci siamo spinti fino ad una certa profondità del VI CONTINENTE: QUELLO FATTO D'ACQUA! E NON SIAMO ANDATI OLTRE (FORSE)!MA la sete di conquista ci spinge adesso verso i mondi aldilfuori del nostro pianeta!  Pensiamo che sia impossibile raggiungere altri mondi, a noi come ad altri viaggiatori! COSI' CONTINUANO A RIPETERE! MA L'UMANO TERRESTRE E' CAPACE DI COSE INIMAGGINABILI! PER ADESSO CREDIAMO A QUESTA NOSTRA INCAPACITA', MA NON PER QUESTO DOBBIAMO FERMARCI DI CAPIRE!    ( Gianni Isidori)


Telescopi giganti per cercare la vita sui pianeti extrasolari


Nuovi studi stanno valutando la possibilità di rivelare tracce della presenza di vita su pianeti simili alla Terra che orbitano intorno ad altre stelle. E' la speranza che accompagna la costruzione di una nuova generazione di telescopi a terra di dimensioni gigantesche di John Matson
La scoperta di un pianeta gemello della Terra in orbita intorno a un'altra stella sarebbe una pietra miliare per l'astronomia. Ma ancora prima di avere conferma di una simile scoperta, i ricercatori si stanno interrogando su come rivelare la presenza di vita sugli esopianeti. La cattiva notizia è che nessun telescopio attuale ha la potenza di osservazione sufficiente a cogliere il tipo di segnali molecolari che potrebbero indicare che un esopianeta è abitabile e nemmeno per escluderlo. La notizia buona è che potrebbero riuscirci gli osservatori attualmente in fase di progettazione.

La prossima generazione di giganteschi telescopi terrestri, genericamente indicati come extremely large telescopes (ELT), potrebbe infatti individuare segnali di marcatori biologici nella luce stellare che filtra attraverso l'atmosfera degli esopianeti. A sostenerlo sono le conclusioni di due ricerche, una recentemente pubblicata sulla rivista “The Astrophysical Journal”, e l'altra in via di pubblicazione su “Astronomy & Astrophysics”, che hanno calcolato quali biomarcatori potrebbero essere rivelabili con lo European Extremely Large Telescope (E-ELT), il progetto europeo che prevede uno specchio primario di 42 metri, rispetto al quale i 10 metri dei telescopi gemelli Keck, ora l'avanguardia dell'astronomia, sembreranno dei nani (per adesso, comunque, i Keck possono stare tranquilli: E-ELT non sarà operativo prima di dieci anni almeno).

Telescopi giganti per cercare la vita sui pianeti extrasolari
Le gigantesche dimensioni di E-ELT sono evidenti in questo confronto con quelle del Big Ben (cortesia ESO)
Questi calcoli giustificano un cauto ottimismo: ipotizzando che i pianeti di tipo terrestre siano relativamente comuni, E-ELT o un osservatorio simile, potrebbe essere in grado d'identificare diverse molecole importanti per la vita o che possono indicarne la presenza.


Sulla Terra, gli organismi viventi lasciano numerose tracce chimiche nell'ambiente: ossigeno, metano o anidride carbonica: individuarne le tracce nell'atmosfera di un esopianeta - in particolare indizi di un ciclo chimico di equilibrio statico - sarebbe una forte indicazione che la vita è presente. Ma se trovare nuovi pianeti extrasolari è già difficile, rilevare tenui segnali chimici dagli spettri delle loro atmosfere è una sfida tremenda. Nonostante ciò, utilizzando i i migliori telescopi del mondo, sono già stati scoperti specifici atomi e molecole nell'atmosfera di esopianeti giganti fortemente irradiati dalla luce delle loro stelle. Per fare lo stesso con pianeti più piccoli in orbite più fredde saranno necessari telescopi più grandi e molti anni di osservazioni.

In linea di prinicipio, essendo dotato di uno spettrografo ad alta risoluzione in grado di separare le componenti della luce, E-ELT potrebbe trovare ossigeno gassoso nell'atmosfera di un esopianeta terrestre temperato, secondo lo studio pubblicato sull'"Astrophysical Journal". Sulla Terra l'ossigeno si origina dalla fotosintesi. “Se non ci fosse vita, non ci sarebbe attività biologica, e l'ossigeno non sarebbe lì”, Ignas Snellen, dell'Università di Leiden nei Paesi Bassi, che ha guidato lo studio. Perciò, la presenza di ossigeno, in un'atmosfera extraplanetaria suggerirebbe un processo familiare in atto in un mondo lontano.

Telescopi giganti per cercare la vita sui pianeti extrasolari
Rappresentazione artistica di un pianeta extrasolare: i nuovi telescopi giganti potrebbero dare indicazioni sulla presenza di forme di vita (© Andrzej Wojcicki/Science Photo Library/Corbis)
 
Ma la rilevazione di ossigeno, fanno notare gli autori, sarebbe più facile se il pianeta in questione orbitasse intorno a una nana rossa invece che a una stella più grande, simile al Sole. La ragione è che stelle più piccole e meno luminose sono più fredde, per cui un pianeta abitabile con l'acqua liquida potrebbe esistere più vicino alla stella. Un'orbita più piccola significa che il pianeta gira intorno alla stella più velocemente e si rivela più spesso a un telescopio terrestre, consentendo quindi di osservarlo più volte all'anno e, secondo i calcoli di Snellen e dei suoi colleghi, di raccogliere solide prove della presenza di ossigeno nell'arco di un decennio o giù di lì.

La seconda ricerca è arrivata a un risultato un po' diverso. L'analisi spettrale a bassa risoluzione, benché meno stringente nelle sue misurazioni, consentirebbe agli astronomi di sondare i pianeti di tipo terrestre che orbitano intorno a stelle più luminose, simili al Sole. E-ELT potrebbe così identificare l'acqua, necessaria alla vita anche se non sufficiente , così come per l'ozono (O3), una molecola strettamente imparentata con l'ossigeno. “Quando si è sicuri che c'è ozono, si può essere praticamente certi che c'è anche ossigeno in atmosfera”, spiega Pascal Hedelt, del German Aerospace Center e del Laboratorio di astrofisica di Bordeaux in Francia, primo autore dello studio su “Astronomy & Astrophysics”.

La tecnica di ricerca a bassa risoluzione potrebbe impiegare filtri che coprono un ampio range di lunghezze d'onda, invece che singole linee spettrali, per identificare i costituenti molecolari di un'atmosfera planetaria. Il vantaggio in tal caso sarebbe un aumento nel rapporto segnale/rumore del segnale. In alcuni casi, tuttavia, un singolo filtro potrebbe comprendere diverse firme molecolari di interesse: un filtro in grado di isolare lunghezze d'onda intorno a 2,7 micron, per esempio, evidenzierebbe sia la firma dell'assorbimento del vapore sia quella dell'anidride carbonica, ma non sarebbe in grado di discriminare tra le due.

Telescopi giganti per cercare la vita sui pianeti extrasolari
Tecnici al lavoro su uno dei segmenti dello specchio primario del James Webb Space Telescope (Credit: Chris Gun/NASA)
Ed è qui che entra in gioco il James Webb Space Telescope (JWST) della NASA. Il JWST, il cui lancio è previsto tra cinque anni circa, avrà un'apertura più limitata dell'ELT, ma nello spazio profondo non dovrà fare i conti con il disturbo dei segnali dovuto all'atmosfera. “Il problema con gli ELT è che sono sulla Terra”, osserva Hedelt. “Un telescopio spaziale altrettanto enorme sarebbe fantastico.”

Il ruolo di JWST sarebbe quello di completare le osservazioni dei telescopi giganti a terra, per esempio escludendo la presenza di anidride carbonica nell'atmosfera di un esopianeta. A quel punto interverrebbe E-ELT, in grado di osservare altre lunghezze d'onda, confermando per esempio la presenza di acqua.

Per ora, tuttavia, né E-ELT né altri ELT come il Giant Magellan Telescope o il Thirty Meter Telescope sono stati costruiti, e manca almeno cinque anni prima che il JWST raggiunga lo spazio. Inoltre, la connessione tra chimica e vita non è sempre così diretta, e la scoperta di ossigeno, metano o altre molecole biologicamente rilevanti richiederà comunque un'attenta interpretazione.

(La versione originale di questo articolo è apparsa su Scientificamerican.com il 12 marzo. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)

lunedì 8 aprile 2013

Solo nella nostra galassia ci sono circa cento miliardi di pianeti, quindi almeno uno per ogni stella.

lo  studio presentato al meeting degli astronomi americani

Nella Via Lattea 17 miliardi
di pianeti simili alla Terra

La cifra emerge da analisi su 150 mila stelle e poi estrapolate considerando i 100 miliardi di astri della nostra galassia

Lo studio presentato al meeting degli astronomi americani
Nella Via Lattea 17 miliardi
di pianeti simili alla Terra
La cifra emerge da analisi su 150 mila stelle e poi estrapolate considerando i 100 miliardi di astri della nostra galassia

(Nasa)(Nasa)
I numeri sono davvero impressionanti anche se, usando la ragione, potremmo dire scontati: è impossibile che esista solo una Terra attorno a una stella tra i milioni e milioni di stelle della Via Lattea. Però mentre prima si trattava solo di una supposizione ora il risultato è basato sulla realtà, dunque credibile e da tenere in seria considerazione.
17 MILIARDI - Durante il meeting dell’American Astronomical Society in corso in California, è stato presentato uno studio riguardante i pianeti extrasolari partendo da quelli scoperti con il satellite Kepler della Nasa lanciato a tale scopo quattro anni fa, nel 2009. Il fatidico risultato indica l’esistenza di 17 miliardi di pianeti extrasolari della taglia pressappoco uguale alla Terra esistenti nella nostra galassia. La cifra emerge dalle osservazioni compiute su 150 mila stelle e poi estrapolate considerando i cento miliardi di astri presenti nella Via Lattea. Quindi il 17 per cento delle stelle ha attorno almeno un pianeta con una dimensione 1,25 volte il nostro.
I DATI - L’indagine è stata condotta da Francos Fressin dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics che, tra l’altro, è anche lo scopritore del primo pianeta simile alla Terra. Entrando nei dettagli, la valutazione aggiunge che almeno una stella su sei ha un pianeta di questa taglia mentre un quarto dei corpi extrasolari individuati raggiunge anche la taglia doppia della Terra e un altro quarto arriva a quattro volte. Soltanto il 3 per cento rivela sei taglie e per il 5% è costituita da pianeti giganti (tra 6 e 22 taglie terrestri) impiegando sino a 400 giorni per un giro completo intorno all’astro-madre. Gli altri corpi minori hanno orbite più brevi anche perché sono più vicini.
NUOVI PIANETI - La tecnica adottata da Kepler è quella di misurare il debolissimo affievolimento della luce della stella quando il pianeta le passa davanti. In California è stato anche compiuto un bilancio della missione del satellite annunciando l’individuazione di ulteriori 461 candidati pianeti extrasolari (portando il totale a 2.740) in buona parte delle dimensioni analoghe alla Terra. Quattro di questi sono ora particolarmente studiati perché situati anche nella zona abitabile dove l’energia ricevuta consentirebbe lo scorrere dell’acqua in superficie. Le conclusioni delle relazioni americane sull’argomento presentate al meeting sono interessanti e si possono riassumere in tre punti: l’esistenza di pianeti extrasolari è assolutamente normale nell’evoluzione di stelle e galassie; la presenza di corpi delle dimensioni paragonabili alla Terra è molto più alta di quanto si prevedesse; la scoperta di un gemello del nostro «pianeta azzurro» si avvicina sempre più.

(modifica il 9 gennaio 2013)
per il CORRIERE DELLA SERA  SCIENZE