sabato 20 luglio 2013

DNA PROGETTO ALIENO ?




DNA Progetto Alieno


Un messaggio alieno è codificato nel nostro DNA? È questa la rivoluzionaria conclusione dello studio di due scienziati kazaki. L’analisi della struttura del DNA mostra sorprendenti analogie con un linguaggio complesso di tipo artificiale. È quello il luogo dove possiamo cercare l’origine aliena della razza umana?
La risposta se siamo soli nell’universo potrebbe essere proprio sotto il nostro naso, o, più letteralmente, all’interno di ogni cellula del nostro corpo. I nostri geni potrebbero nascondere il “timbro del produttore” intelligente al loro interno, codificatovi eoni fa altrove in qualche luogo del cosmo. Tale “griffe” sarebbe un timbro indelebile di una maestra civiltà aliena che ci ha preceduto di milioni o miliardi di anni. Il suo lascito finale si sarebbe diffuso nella Via Lattea “a immagine e somiglianza” biologica. È quello che hanno ipotizzato lo scorso mese di marzo due scienziati kazaki, il matematico Vladimir I. shCherbak dell’Università Nazionale del Kazakistan al-Farabi, e Maxim A. Makukov dell’Istituto Astrofisico Fesenkov. I due studiosi ipotizzano che un segnale intelligente potrebbe essere incorporato nel nostro codice genetico attraverso un messaggio matematico e semantico che non è coerente con l’evoluzione darwiniana. Lo chiamano “SETI biologico” e, sostengono, abbia maggiore longevità e possibilità di essere rilevato rispetto a qualsiasi altra forma di segnale extraterrestre. In un articolo scientifico pubblicato sulla rivista Icarus dal titolo “The Wow! Signal of the terrestrial genetic code”, affermano: «Una volta fissato, il codice potrebbe rimanere invariato su scala temporale cosmologica, essendo la più durevole struttura conosciuta. Costituisce quindi una memoria eccezionalmente affidabile per una firma intelligente. Una volta che il genoma è opportunamente riscritto, il nuovo codice con la firma inseritavi rimarrà congelato nella cellula e nella sua progenie e potrebbe quindi essere spedito attraverso lo spazio e il tempo». Per superare il test di progettazione, questa firma deve possedere modelli nel codice genetico statisticamente molto significativi e funzioni intelligenti che non sono coerenti con qualsiasi altro processo naturale conosciuto. I due scienziati, nella loro analisi dettagliata, sostengono che il genoma umano mostri proprio un approfondita precisione e ordine nella mappatura dei nucleotidi del DNA e negli aminoacidi. «Accordi semplici del codice – hanno scritto i due – rivelano un insieme di impronte aritmetiche e ideografiche tipiche del linguaggio simbolico», con l’uso della notazione decimale, trasformazioni logiche e l’uso del simbolo astratto dello Zero. «Accurate e sistematiche, queste impronte appaiono come un risultato di assoluta precisione» hanno scritto.
Questa interpretazione li porta a una sola conclusione: che il codice genetico «sembra sia stato inventato al di fuori del sistema solare diversi miliardi di anni fa», una dichiarazione che offre credito all’idea della panspermia, l’ipotesi che la Terra sia stata inseminata di vita interstellare. Una sorta di conquista della galassia basata sull’eternità di un’impronta genetica aliena studiata e impiantata ovunque da super-esseri.
Tuttavia, ci sono altre possibilità alla possibilità di un Disegno Intelligente nel nostro genoma. Che l’Universo sia una sorta di Matrice, simile ad un programma informatico (idea che ha fatto la fortuna della triologia cinematografica di Matrix). L’idea che qualche programmatore ha generato il codice genetico della vita nell’“universo modello” è coerente con i suggerimenti degli autori.
Lo studio dei due scienziati kazaki si inserisce nella lotta tra i sostenitori dell’evoluzionismo darwiniano e quelli di una corrente alternativa di pensiero chiamata “Teoria del Disegno Intelligente”. Un insieme di scienziati che sostengono l’inadeguatezza delle attuali teorie scientifiche relative alla nascita e all’evoluzione della vita. Più specificamente questi affermano che l’evoluzione delle specie enunciata da Darwin presenta troppi punti oscuri e che le specie viventi hanno avuto troppo poco tempo per poter evolvere nelle forme diversificate che vediamo oggi. Dunque la risposta a queste inadeguatezze è stata la nascita del Movimento del Disegno Intelligente, i cui membri sostengono che una forma di intelligenza ha agito in un preciso momento della storia universale per provocare i “salti evolutivi” che Darwin e la sua teoria non sono stati in grado di spiegare. Non si tratta però della ridefinizione scientifica del Creazionismo biblico, né il Disegno Intelligente si esaurisce alle specie viventi. Questo infatti estende il progetto creativo del Disegno Intelligente all’intero universo (o multiverso). Per quanto incredibile, sono scienziati ad affermarlo, dunque le loro affermazioni vanno prese seriamente, anche in considerazione del fatto che tale Disegno Intelligente sembra sposarsi perfettamente con quanto affermano tutte le grandi tradizioni spirituali e le loro Dottrine di Sapienza.
Un’intelligenza creatrice
Uno dei sostenitori di questa visione è lo spagnolo Antonio Martinez (foto in ultima pagina), dottore in medicina e oftalmologia, membro dell’associazione internazionale Medici e Chirurghi per l’Integrità Scientifica il quale, in un’intervista rilasciata al giornalista David Zurdo, ha affermato: «La teoria del Disegno Intelligente si limita ad offrire un altro paradigma alla biologia, un altro modello, che si basa sulla prova che nello sviluppo delle specie viventi è intervenuta un’intelligenza non necessariamente ascrivibile ad alcun libro sacro. Semplicemente constata che la vita non si può spiegare con il fattore “caso”, con il trascorrere del tempo o con l’intervento di mutazioni. In base a ciò, la biologia deve cambiare modello, accettando che la complessità delle informazioni immagazzinate nel DNA, all’interno del nucleo di una cellula, non può essere attribuita solo a questi fattori. Dunque il Disegno Intelligente propone un nuovo sistema di intendere la biologia, non darwinista, che implica la necessità di questa intelligenza nel disegno della vita. Darwin parlava di “selezione naturale” attraverso un meccanismo per cui il più forte sopravvive. Il Neodarwinismo parla delle mutazioni alla base del meccanismo di selezione naturale. Ma oggi, con la conoscenza del materiale genetico, con la conoscenza del fatto che le leggi dell’esistenza risiedono nel carico genetico di ciascuna specie, ci troviamo di fronte a una grande domanda: come è stato possibile che una specie si sia evoluta in un’altra più complessa? Le mutazioni avanzate dai neodarwinisti non sono in grado di spiegarlo in quanto una minima mutazione del patrimonio genetico o non produce nulla oppure produce infermità e morte. Le mutazioni positive sono una chimera teorica e non una realtà sperimentale. Non si conosce nessun meccanismo biologico che produca un incremento delle informazioni nel DNA in una specie per migliorarla». Dunque Martinez disconosce, come i suoi colleghi aderenti al nuovo paradigma, il darwinismo e i suoi meccanismi, sebbene l’Intelligenza da questi chiamati in causa non sia quella dei libri sacri. Dunque, anche il Disegno Intelligente, stando alle parole di Martinez, sebbene ascriva a un’intelligenza la genesi della Vita, non specifica di quale intelligenza si tratti, lasciando un alone irrisolto sulla sua natura, chiarendo solo che la teoria non parla di Dio, o almeno non del Dio dei libri sacri.
Il DNA e la geometria del Cosmo
Se andiamo a osservare la struttura stessa del DNA, ci rendiamo conto di come questa sia profondamente legata alle forme universali e macrocosmiche, a conferma di un Disegno Intelligente non solo teorizzato, ma reale, fatto di matematica e geometria all’interno della natura. Il DNA di cui stiamo parlando è infatti una doppia spirale, un binario scalare che è la matrice della Vita e che sembra possedere una coscienza insita nella sua struttura, un mediatore-matrice tra un mondo fatto di spirito e uno fatto di materia. È il DNA il messaggio nascosto nell’episodio biblico della visione di Giacobbe e della Scala Divina, su cui salivano e scendevano angeli di Genesi 28:12 «Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima toccava il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano per la scala».
Questa scala è proprio il DNA, con i pioli rappresentati dalle molecole nucleotidi, e gli angeli che salgono e scendono che, a mio parere, sono proprio i poteri mediatori (o messaggeri) tra il mondo della pura energia a quello della forma. Poteri che si esprimono attraverso le caratteristiche del suono e della luce; in breve attraverso le frequenze. È la scienza ad averlo confermato. Il biofisico e biologo molecolare Pjotr Garjajev e i suoi colleghi hanno studiato le qualità vibrazionali del DNA, dunque le sue frequenze, verificando che questo reagisce alle onde elettromagnetiche e a quelle luminose. Impiegando le giuste frequenze, il DNA è in grado di autoripararsi. All’interno di quest’esperimento, Garjajev e il suo team hanno affermato di aver anche scoperto che il DNA può creare delle interferenze nel vuoto, arrivando a produrre dei microtunnel spazio-temporali, equivalenti ai cosiddetti “ponti Einstein-Rosen” del macrocosmo. Ponti di connessione tra due livelli “multiversali” di esistenza, la cui funzione è del tutto analoga all’operato degli angeli (i messaggeri) nel sogno di Giacobbe. Questa relazione tra il DNA e la teoria del Disegno Intelligente è molto più di una chimera. Non solo i saggi compilatori della Bibbia ma anche gli antichi Greci conoscevano la struttura del DNA ben due millenni prima che Francis Crick e James Watson la scoprissero, e l’avevano eletta a emblema di medicina, simbolizzandola nel Caduceo di Hermes, caratterizzato da due serpenti arrotolati intorno a un bastone. Anche il Caduceo era simbolo sia di guarigione che del messaggero celeste. Dunque le antiche conoscenze e la più moderna scienza confermano le qualità multidimensionali del DNA e aggiungono ulteriore validità alla nuova teoria scientifica del Disegno Intelligente, che nel tempo non potrà non tenerne conto.
Abbiamo detto, infatti, che il DNA è una doppia scala a chiocciola. Questa scala necessita di dieci pioli per effettuare un giro completo, esattamente come avviene per l’Albero della Vita della Cabala, che conta dieci Sephirot. Lo studioso Stephen Skinner, nel suo saggio Geometria Sacra, ha dimostrato come il progetto geometrico del DNA si apprezzi meglio se visto dall’alto. «Se osserviamo il DNA dalla verticale – afferma Skinner – la sua struttura ricorda molto la forma della lettera greca Phi (F), cioè la proporzione aurea equivalente a 1,6180, e geometricamente consiste in una serie di pentagoni doppi che formano la vista assiale composita della doppia ellisse del DNA, la cui rotazione completa contiene dieci molecole di fosfato e zucchero. Il Phi è parte integrante della costruzione del pentagono e il patrono geometrico più importante della citata vista assiale del DNA, che rivela tre grandi doppi pentagrammi. Ogni pentagono crea un’intersezione con altri due, in modo tale che queste intersezioni presentano la proporzione aurea iscritta nella struttura assiale di questa molecola». Dunque, se il DNA è relazionato attraverso la sua struttura geometrica di base, all’intera creazione ne consegue che l’Uomo è fondato su tale Progetto Geometrico Intelligente. Non è quindi un caso se questi sia inseribile in un pentagono, visto che è il solido alla base del progetto del DNA. Non deve meravigliare, dunque, se nel corso della sua storia le civiltà hanno voluto imitare l’atto creativo divino, erigendo templi e piramidi secondo le stesse proporzioni. Questi non sono altro che simulacri della relazione vibrazionale e per derivazione geometrica esistente tra Dio, quale energia creante, e l’Uomo, quale unico essere su questo piano che non solo contiene in sé tale potenza (solo se ne è consapevole), ma che è anche in grado di renderla manifesta.
Un Universo Cosciente
Il fisico americano Andrei Linde, come molti suoi colleghi, afferma che l’Universo, o meglio, il Multiverso, possiede un’impronta uniforme e sembra essere disegnato affinché non sia l’Uomo a doversi adattare ad esso, ma il contrario. Questo Universo sarebbe strutturato per adattarsi all’Uomo. È ciò che è conosciuto come “Principio Antropico”, divulgato per la prima volta dal fisico Brandon Carter dell’Università di Cambridge nel 1973. Carter affermò che una serie casuale di leggi avrebbe lasciato l’universo morto e oscuro e che le leggi della fisica stesse, per come le conosciamo, sono “tarate” per far emergere la vita e, dunque, l’Uomo. Un’innumerevole serie di fattori concomitanti avrebbe quindi fatto sì di permettere la vita, un numero talmente alto che è contro ogni legge statistica e ogni calcolo delle probabilità, secondo questi fisici contemporanei. «La Vita non sembra essere una componente accidentale dell’Universo – ha detto Linde – ma pare esserne il suo fine ultimo. Se solo uno di questi innumerevoli fattori fosse stato solo di poco diverso da quello che è, oggi non esisteremmo». Linde ha anche speculato che la coscienza potrebbe essere una componente fondamentale dell’Universo, proprio come lo spazio e il tempo, e questo sarebbe dimostrato dalla relazione rilevata in laboratorio tra l’osservatore e le particelle osservate: le due componenti si influenzano vicendevolmente. Ciò dimostra che tutto forma un sistema unico dove la coscienza ha la sua parte. In breve, la Creazione esiste in quanto esiste qualcuno che la osserva. Non è forse questa la ragione insita nella creazione dell’Uomo, narrata da tutte le Grandi Tradizioni Spirituali di ogni epoca e luogo, semplicemente spogliata dei suoi elementi allegorici e simbolici? Non è stato sempre detto in antico che Tutto è Uno? «Senza qualcuno che osservi l’Universo – ha affermato Linde – l’Universo non esisterebbe». Anche il Fisico James Gardner si è espresso in termini simili con la sua teoria dell’Universo Autocosciente, affermando che la vita e l’intelligenza sono i primari fenomeni cosmologici e che tutti gli altri fenomeni, vale a dire ciò che la fisica definisce “costanti fondamentali” per l’Universo, sarebbero in realtà solo secondarie. Gardner ha speculato che alla base di questa creazione, nei primi momenti di vita di questo e di altri universi, vi sia stata una “forma di vita intelligente altamente evoluta” che lo ha provvisto di un “codice cosmico” (un insieme di leggi fisiche e costanti) finalizzato alla vita, in grado, una volta giunta al massimo stadio di evoluzione (consapevolezza) di ripetere il ciclo. Chi può mai essere questa forma di vita altamente evoluta alla base della creazione? Alieni? O un Super-Essere primordiale? Non si può, in effetti, escludere una forma di Coscienza Universale. L’Uomo, quale essere al massimo stadio di evoluzione, si comporterebbe come il DNA, avendo come compito quello di essere l’organo riproduttivo della creazione stessa, in grado di spargere il seme della creazione e le sue costanti geometriche in lui insite, e questo sembra essere proprio quello che ipotizzano i sue studiosi kazaki Vladimir I. shCherbak e Maxim A. Makukov . A questo punto, siamo giunti a definire quello che è lo scopo ultimo del grande Disegno Intelligente, che riunifica Scienza e Spirito, vale a dire la Coscienza/Consapevolezza.
La Creazione, frutto di un’intelligenza che è Coscienza genererebbe nuova Coscienza in forma embrionale: l’Uomo. Questi possiede i semi di questa coscienza ma li esprimerebbe solo al suo massimo grado evolutivo. Insomma, tutto nel creato sembra basarsi su un progetto preciso, e la teoria del Disegno Intelligente, nata in seno a un gruppo di scienziati che non accettano le teorie evolutive tradizionali, sebbene non parli di una divinità, a questa si lega indissolubilmente, per quanto involontariamente, essendo le sue acquisizioni del tutto sovrapponibili e corrispondenti al Sapere che da lontane epoche, civiltà e uomini sapienti, ci arriva: Tutto è Uno, quell’Uno è Dio e quel Dio è in noi.
Adriano Forgione
tratto dalla rivista X-Times n°56

venerdì 12 luglio 2013

IL TEMPIO DI FUOCO






coperto in Perù il “Tempio del Fuoco”, uno dei più antichi del centro america

Un gruppo di archeologi peruviani ha scoperto un tempio nei pressi di Lima che potrebbe essere più antico del sito archeologico di Stonehenge e, forse, il più antico mai ritrovato nelle Americhe.
L’edificio rettangolare in pietra è stato rinvenuto nel parco archeologico di El Paraiso, al nord della capitale peruviana, all’interno di un complesso di 10 edifici che furono già esplorati nel 1965.
Secondo quanto riferito dal vice ministro alla cultura Rafael Varon, la struttura potrebbe risalire al 3000 a.C, quindi anteriore sia a Stonehenge che alla Grande Piramide di Giza.
“Siamo in piena epoca pre-ceramica, in cui le civiltà vivevano di pesca e di agricoltura”, spiega Jose Hudtwalcker, archeologo del Riva y Aguero Institute di Lima. “La datazione al radiocarbonio di darà la conferma definitiva, ma non sarei sorpreso se il tempio fosse antico quanto il sito di Caral, un tempio a nord di Lima costruito circa 5 mila anni fa”.
L’edificio si estende su una superficie di circa 500 metri quadrati ed è stato intonacato con uno strato di fango e decorato con vernice rossa. Gli archeologi hanno battezzato la struttura come “Tempio del Fuoco” a causa di un camino ritrovato al centro dell’edificio che, secondo le prime ipotesi, potrebbe essere stato utilizzato come centro per le offerte sacrificali di frutti di mare e prodotti agricoli.
“Il fuoco era l’elemento principale dei loro rituali e il fumo era il mezzo per comunicare con gli dèi”, spiega Marco Guillen, che ha guidato il team di archeologi che ha fatto la scoperta. “Crediamo che El Paraiso possa fornire altre sorprese in futuro: al momento abbiamo esplorato solo l’1% del territorio”.
La realizzazione dell’intero complesso di El Paraiso ha richiesto circa 100 mila tonnellate di roccia, con un ampliamento continuato fino al 2000 a.C. L’intera area occupa circa 50 ettari di territorio.
tempio-del-fuoco-el-paraiso-02.jpg
Da parte sua, il Ministero della Cultura spera di rendere il complesso archeologico meta di turismo culturale, impegnandosi a rafforzare la sicurezza per prevenire furti di reperti e urbanizzazione selvaggia a ridosso del sito.
“Questa scoperta conferma che la regione attorno a Lima è stata un punto di riferimento per le civiltà antiche del territorio andino, rafforzando ulteriormente la sua importanza religiosa, economica e politica d tempo immemorabile”, ha detto il vice ministro varon con un pizzico di malcelato orgoglio.

mercoledì 10 luglio 2013

AGAHTHI

fonte:   onte http://sonoconte.over-blog.it/article-il-mito-di-agarthi-...


Ritorno a parlare del mito di Agarthi, con le sue due entrate principali situate l’una al Polo Nord e l’altra al Polo Sud, secondo le leggende, la Terra Cava non è propriamente ciò che si può definire un «continente», nel senso in cui si intende questo termine quando si parla dell’Africa o dell’Asia.
È piuttosto un insieme di vaste cavità, alcune delle quali superano la superficie di paesi come la Francia o la Germania.
Esse sono collegate tra loro e ad un oceano centrale da giganteschi tunnel che contrariamente a quelli che noi abbiamo scavato in superficie, sono splendidamente illuminati e molto gradevoli da attraversare!
Questo «continente», che certuni hanno battezzato  El Dorado, altri Thule, tal altri Shangri-La, altri ancora Agarthi, comprende regioni posizionate sotto l’antica Lemuria. Sono le Americhe, il centro dell’Oceano Atlantico, il sud dell’Italia e il Mar Egeo, l’Africa nord-occidentale, l’Australia, l’India e l’Himalaya, gli stessi poli Nord e Sud.

Un gran numero di ingressi secondari permettono di accedervi attraverso un sistema di gallerie adiacenti ai tunnel della rete principale. Fra queste molteplici entrate, figurano:  quella dei Pirenei che si trova sotto il Picco di Bugarach, ad una quindicina di chilometri a sud-est di Rennes-le-Château, quella di Lhasa, in Tibet, dove esiste un passaggio segreto dopo il Palazzo del Potala,infine quella del Perù, situata sotto il lago Titicaca, dove si trova una camera ermetica dalla quale passano i traccianti magnetici provenienti da diversi pianeti della nostra galassia. La Terra Cava (per approfondire vedere QUI; ndt) fu colonizzata da numerose razze molto prima che il nostro antenato, «l’homo erectus», apparisse sulla superficie in seguito ad un incrocio genetico che coinvolse numerose civiltà extraterrestri. Il «suolo interno» del nostro Pianeta accoglie differenti popoli, tra i quali se ne distinguono alcuni in modo specifico. Uno di questi riguarda i Coloni intergalattici. Essi vengono dalle Pleiadi, dal Centauro e dalla Lyra ma anche da Bouvier (Boote; ndt), dal Cigno, da Orione, dall’Unicorno, da Cassiopea e da altri sistemi abitati della nostra Galassia. 
Vi risiedono anche parecchi gruppi Terrestri, facenti parte di civiltà scomparse o invitati a raggiungere la Terra Cava per il loro grande progresso spirituale in rapporto a quello delle popolazioni residenti in superficie.
La sua origine si perde nella notte dei tempi. Pensate, c’è chi sostiene che qui siano rifugiati i superstiti di Atlantide e di Mu. Altri addirittura, affermano che anche i misteriosi Etruschi abbiano trovato rifugio in questo regno, oltre a diverse razze aliene. Ma andiamo con ordine, cerchiamo di fare luce su questo mistero che da secoli appassiona molti di noi.
Questo antico quanto misterioso regno, si dice sia situato all’interno della Terra, e che dunque, la Terra stessa sarebbe cava. Avrebbe anche la sua capitale dal nome SHAMBALLA, situata a diverse centinaia di chilometri di profondità, sotto le montagne del Tibet. Tale regno sarebbe formato da un’innumerevole rete di grossi cunicoli, che praticamente collegherebbe tutto il globo terrestre.
Dalle cronache e dai racconti, pare si acceda attraverso degli “ingressi” estremamente ben nascosti e protetti; questi “ingressi” sono detti anche “porte spazio-temporali”.
Tali accessi sono difficilissimi da identificare, perché quasi a nessuno è concesso varcarli.


Nel 1927 apparve un saggio intitolato "Il Re del Mondo", scritto dall’esoterista francese Renè Guenon. In questo saggio l’autore, elencando miti, tradizioni, leggende e misteriose allusioni contenute nelle dottrine segrete, dimostrava l’esistenza di Agharti, della quale già aveva parlato con dovizia di particolari l’avventuriero polacco Ferdinand Antoni Ossendowski. Altre opere, di altri autori, si aggiunsero via via per opera di iniziati che pretendevano di conoscere la verità sul Regno Sotterraneo, o di esploratori che, influenzati dal gran parlare che si faceva di Agharti, pretesero di averne individuato gli ingressi segreti in India, in Nepal, nel Borneo, nelle Montagne Rocciose. Secondo alcuni autori gli ingressi di Agharti sono disseminati in tutto il mondo e sono celati nelle regioni più impervie, nei crepacci più profondi ma anche su certe cime inaccessibili e nei punti più profondi del mare.

La fondatrice della Società Teosofica, Helena Petrovna Blavatsky, chiamava Agharti, la "Loggia Bianca" e la situava su un’isola dove, in tempi remotissimi, erano atterrati i "Signori della Fiamma", semi déi provenienti da Venere.
Ma per la maggior parte degli "storici" del Regno di Sotto, il cuore di Agharti avrebbe sede sotto l’Asia Centrale, nel territorio che va dal deserto del Gobi alle montagne del Tibet e del Nepal e,attraverso una ramificazione impressionante di caverne, esso si estenderebbe sotto tutto il mondo.

La capitale di Agharti è Shambhalla, la "Città di Smeraldo", spesso citata anche dai viaggiatori medievali e ricercata invano dall’esploratore svedese Sven Hedin. A Shambhalla risiedono il Re del Mondo e il Consiglio formato dai Superiori Sconosciuti. Questo consiglio è formato da dodici Savi , che sono degli Iniziati ai gradi più alti della conoscenza i quali, insieme al Re del Mondo, governano gli esseri umani
, segretamente ma efficacemente, in un eterno gioco di scacchi contro il Male. Per la maggior parte degli iniziati a Shambhalla risiedono anche i saggi Guru e gli spiriti Pandita .
   
Agharti esiste, simultaneamente,su due piani: quello fisico e quello mistico, ma in entrambi questi piani solo pochissimi illuminati (Arhat) hanno la possibilità di esservi ammessi. Può accadere di imbattersi casualmente in uno degli ingressi al Regno Sotterraneo ma, se si dovesse entrarvi, ci si perderebbe irrimediabilmente nei meandri sconfinati che perforano il sottosuolo, oppure, se anche si riuscisse a trovare una via d’uscita, non si ricorderebbe nulla di ciò che si è visto o appreso. Perlopiù, in ogni modo, accedere ad Agharti è impossibile perché i suoi abitanti, per non permettere l’ingresso al Male, avrebbero predisposto una protezione invalicabile, costituita da speciali vibrazioni che offuscano le facoltà mentali e rendono invisibili le porte del Regno.
Tutti coloro che hanno parlato di Agharti e del suo segreto dominio sull’Umanità sono d’accordo nell’affermare che i grandi moti, quelli che cambiano la Storia, sono determinati dal Re del Mondo e dai suoi Dodici Savi. Egli conosce tutti i pensieri ed i disegni di ogni uomo, segnatamente di coloro che hanno influenza sul destino dei popoli e, se questi somigliano al volere di Dio, li asseconda oppure li stronca. I Templari Confederati di Agharti, in caso di rischio di disfatta contro le forze del Male, sono in grado di far esplodere tutta la superficie del globo, trasformando la Terra in un deserto, ma potrebbero anche far sprofondare i continenti e ridurre il mondo ad un’unica palla liquida. Gli abitanti della Terra sono costantemente tenuti d’occhio da quelli di Agharti, che sono in grado di volare, invisibili, fra noi. A riprova di questo sono indicate le misteriose iscrizioni scolpite nella roccia sulle vette più inaccessibili, e quelle scanalature misteriose, come segni di ruote di carri, che, si dice, sono state lasciate dagli aghartiani in perlustrazione.
I reietti di Agharti

Nessuno è mai potuto andare ad Agharti, tornarne e vantarsene, ma esiste un popolo, fra noi, che un tempo è nato e vissuto ad Agharti: gli Zingari. Un tempo essi nacquero e vissero nel Regno Sotterraneo, ne erano cittadini a pieno diritto. Ma, un giorno, commisero qualche cosa che ad Agharti fu considerato un crimine imperdonabile. Non sappiamo cosa fosse, dato che ad Agharti non esistono Leggi, né Polizia e che è la Coscienza del male fatto l’unica punizione di chi sbaglia. Doveva trattarsi di un crimine davvero enorme. Sta di fatto che questi cittadini rinnegati furono cacciati da Agharti, divenendo Zingari, un popolo che vagabonda, incessantemente. C’è chi dice che, senza più ricordare, essi cerchino gli ingressi di Agharti e che, secondo la maledizione di cui sono vittime, solo quando avranno trovato l’ingresso e ricorderanno, potranno tornare a casa, perdonati. Una prova dell’origine aghartiana degli Zingari sarebbe la loro familiarità con l’occulto, la loro capacità di predire il futuro e di leggere la mano.
Gli abitanti di Agharti si esprimono in Vatannan , il linguaggio sacro da cui deriva la primitiva lingua Indo-europea, e vivono in edifici di luce materializzata, simili alle astronavi di Incontri ravvicinati del Terzo Tipo. Saint-Yves d’Alveydre spiega che nel Regno Sotterraneo non esistono carceri né polizia: chi commette un crimine è punito dalla coscienza di averlo commesso.
Nei templi di Agharti si trovano oggetti dagli straordinari poteri – tra cui, forse, il Graal - e immense biblioteche analoghe a quella di Babele descritta da Jorge Luis Borges. In una di esse è conservato l’originale delle “Stanze di Dzyan”, il testo che racconta le vere origini dell’universo. È impossibile portare libri fuori da Agharti: chi ne esce deve contare soltanto sulla propria memoria.
Ad Agharti – scrive Ossendowski – la scienza si è sviluppata indisturbata; poiché nulla, laggiù, è minacciato di distruzione, il popolo sotterraneo – che ora conta milioni di anime -ha raggiunto il più alto grado di conoscenza. A bordo deiVimana, essi volano per le anguste spaccature all’interno del globo, e a volte anche all’esterno. Su vette mai calcate da piede umano, si possono trovare iscrizioni scolpite nella roccia e solchi di ruote lasciate dagli Aghartiani in perlustrazione. Forse i misteriosi UFO sono proprio i loro veicoli;

martedì 2 luglio 2013

Quotidiano di storia e archeologia: Una Stonehenge in Svezia?

Quotidiano di storia e archeologia: Una Stonehenge in Svezia?: Una Stonehenge in Svezia? di Pasquale Barile Il sito megalitico di Ales Stenar in Svezia sarebbe stato costruito sul modello di Stoneheng...


Una Stonehenge in Svezia?
di Pasquale Barile 


Il sito megalitico di Ales Stenar in Svezia sarebbe stato costruito sul modello di Stonehenge.
La struttura è costituita da 59 pietre del peso di circa 2 tonnellate innalzate su di un dirupo per una lunghezza di circa 67m; oggi il sito si trova di fronte al villaggio di pescatori di Kåseberga. Da sempre il sito è stato datato a circa alla fine del I millennio d.C., ma recenti studi retrodaterebbero la struttura a circa il 2000 a.C., ovvero all’età del bronzo, facendone un osservatorio astronomico sul modello del più famoso Stonehenge.
Questa nuova interpretazione deriva dalle ricerche di Nils-Axel Mörner, geologo presso la Stockholm University, i cui risultati mostrano come il sole sorga e tramonti in un punto specifico del complesso megalitico di Ales Stenar nel solstizio d’estate e d’inverno. 
Questa importante scoperta suggerisce che la cultura che edificò il complesso monumentale ne fece una sorta di calendario astronomico per importanti cerimonie religiose legate con ogni probabilità all’agricoltura. Ulteriori ricerche hanno permesso di osservare come le forme di alcune delle pietre utilizzate per la costruzione del “calendario” ricordino molto da vicino Stonehenge. In base a tali osservazioni Mörner sostiene che il complesso megalitico di Ales Stenar è in realtà un calendario astronomico costruito sul modello di Stonehenge da una comunità scandinava vissuta durante l’età del Bronzo che aveva frequenti contatti commerciali con le culture europee e mediterranee.
Tuttavia, molti ricercatori non sono d’accordo con questa nuova interpretazione; secondo l’archeologia ufficiale il complesso megalitico di Ales Stenar non è altro che un’enorme necropoli. Secondo Martin Rundkvist, archeologo svedese e direttore della rivista di archeologia Fornvännen, in Svezia sono molto frequenti queste strutture e la maggior parte di esse sono datate all’età del Ferro svedese, 500 – 1000 ce circa, inoltre la loro funzione è esclusivamente quella di segnacoli per sepolture. A minare ulteriormente la teoria di Mörner sono le datazioni al C14 effettuate ad Ales Stenar, che hanno restituito delle date risalenti a circa 1400 anni fa, molto lontane dall‘ipotesi “Stonehenge“.
Secondo Rundkvist il popolo che costruì Ales Stenar era un popolo di guerrieri e navigatori che disposero le pietre riproducendo la sagoma di una nave per segnare le loro tombe. Un mondo fatto di acciaio e guerre, di saccheggi e ricchi bottini che ispirò la leggenda di Beowulf.

Altri studi:

Nel 1989, nel corso dei primi scavi archeologici effettuati per indagare scientificamente il sito e determinarne la datazione, gli archeologi trovarono una pentola di creta decorata, con ossa umane bruciate all'interno del cerchio di pietra. Le ossa si pensa derivino da una pira funeraria e solo successivamente furono rinchiuse nel contenitore di argilla e interrate. Infatti, nella pentola, furono ritrovati oggetti che appartenevano a diversi secoli; mentre alcuni appartenevano al 330 - 540 d.C., altri, come un pezzo di cibo carbonizzato, erano del 540 - 650 d.C. Gli archeologi che lavoravano al progetto trovarono anche carbone di betulla risalente al 540 - 650 d.C. sotto un macigno. Secondo il Riksantikvarieämbetet, la commissione svedese per i beni culturali, la datazione al carbonio-14 del materiale organico dal sito indica che sei campioni sono del 600 d.C. circa, mentre un campione è del 3.500 a.C. I campioni divergenti provengono dalla fuliggine, la quale ricopriva alcune pietre ritenute resti di un vecchio focolare, che si trovava in prossimità della nave. Sulla base di questi risultati, il Riksantikvarieämbetet ha determinato in 1.400 anni la data di realizzazione del sito archeologico, che pertanto risale ad un periodo prossimo al 600 d.C.

Fonte: http://www.ancientworldmagazine.net