sabato 13 aprile 2013

ALTRE TERRE. ALTRI MONDI !

Noi Umani Terrestri, siamo sempre alla ricerca di NUOVI MONDI, lo siamo sempre stati, dagli albori del tempo, da quando l'UMANO ha cominciato a muovere i primi passi, su questa roccia che ora chiamiamo Terra, ci siamo spinti sempre di più oltre l'inimagginabile, abbiamo portato nei luoghi che abbiamo "scoperto" , poca pace e molta violenza! In epoche lontane la violenza veniva giustificata con civiltà, e in nome di questo l'Umano Terestre, ha distrutto intere civiltà! sia quelle che conosciamo, sia quelle a noi ancora sconociute! Qui sulla Terraroccia abbiamo praticamente scoperto tutti i luoghi a noi conosciuti, ci siamo spinti fino ad una certa profondità del VI CONTINENTE: QUELLO FATTO D'ACQUA! E NON SIAMO ANDATI OLTRE (FORSE)!MA la sete di conquista ci spinge adesso verso i mondi aldilfuori del nostro pianeta!  Pensiamo che sia impossibile raggiungere altri mondi, a noi come ad altri viaggiatori! COSI' CONTINUANO A RIPETERE! MA L'UMANO TERRESTRE E' CAPACE DI COSE INIMAGGINABILI! PER ADESSO CREDIAMO A QUESTA NOSTRA INCAPACITA', MA NON PER QUESTO DOBBIAMO FERMARCI DI CAPIRE!    ( Gianni Isidori)


Telescopi giganti per cercare la vita sui pianeti extrasolari


Nuovi studi stanno valutando la possibilità di rivelare tracce della presenza di vita su pianeti simili alla Terra che orbitano intorno ad altre stelle. E' la speranza che accompagna la costruzione di una nuova generazione di telescopi a terra di dimensioni gigantesche di John Matson
La scoperta di un pianeta gemello della Terra in orbita intorno a un'altra stella sarebbe una pietra miliare per l'astronomia. Ma ancora prima di avere conferma di una simile scoperta, i ricercatori si stanno interrogando su come rivelare la presenza di vita sugli esopianeti. La cattiva notizia è che nessun telescopio attuale ha la potenza di osservazione sufficiente a cogliere il tipo di segnali molecolari che potrebbero indicare che un esopianeta è abitabile e nemmeno per escluderlo. La notizia buona è che potrebbero riuscirci gli osservatori attualmente in fase di progettazione.

La prossima generazione di giganteschi telescopi terrestri, genericamente indicati come extremely large telescopes (ELT), potrebbe infatti individuare segnali di marcatori biologici nella luce stellare che filtra attraverso l'atmosfera degli esopianeti. A sostenerlo sono le conclusioni di due ricerche, una recentemente pubblicata sulla rivista “The Astrophysical Journal”, e l'altra in via di pubblicazione su “Astronomy & Astrophysics”, che hanno calcolato quali biomarcatori potrebbero essere rivelabili con lo European Extremely Large Telescope (E-ELT), il progetto europeo che prevede uno specchio primario di 42 metri, rispetto al quale i 10 metri dei telescopi gemelli Keck, ora l'avanguardia dell'astronomia, sembreranno dei nani (per adesso, comunque, i Keck possono stare tranquilli: E-ELT non sarà operativo prima di dieci anni almeno).

Telescopi giganti per cercare la vita sui pianeti extrasolari
Le gigantesche dimensioni di E-ELT sono evidenti in questo confronto con quelle del Big Ben (cortesia ESO)
Questi calcoli giustificano un cauto ottimismo: ipotizzando che i pianeti di tipo terrestre siano relativamente comuni, E-ELT o un osservatorio simile, potrebbe essere in grado d'identificare diverse molecole importanti per la vita o che possono indicarne la presenza.


Sulla Terra, gli organismi viventi lasciano numerose tracce chimiche nell'ambiente: ossigeno, metano o anidride carbonica: individuarne le tracce nell'atmosfera di un esopianeta - in particolare indizi di un ciclo chimico di equilibrio statico - sarebbe una forte indicazione che la vita è presente. Ma se trovare nuovi pianeti extrasolari è già difficile, rilevare tenui segnali chimici dagli spettri delle loro atmosfere è una sfida tremenda. Nonostante ciò, utilizzando i i migliori telescopi del mondo, sono già stati scoperti specifici atomi e molecole nell'atmosfera di esopianeti giganti fortemente irradiati dalla luce delle loro stelle. Per fare lo stesso con pianeti più piccoli in orbite più fredde saranno necessari telescopi più grandi e molti anni di osservazioni.

In linea di prinicipio, essendo dotato di uno spettrografo ad alta risoluzione in grado di separare le componenti della luce, E-ELT potrebbe trovare ossigeno gassoso nell'atmosfera di un esopianeta terrestre temperato, secondo lo studio pubblicato sull'"Astrophysical Journal". Sulla Terra l'ossigeno si origina dalla fotosintesi. “Se non ci fosse vita, non ci sarebbe attività biologica, e l'ossigeno non sarebbe lì”, Ignas Snellen, dell'Università di Leiden nei Paesi Bassi, che ha guidato lo studio. Perciò, la presenza di ossigeno, in un'atmosfera extraplanetaria suggerirebbe un processo familiare in atto in un mondo lontano.

Telescopi giganti per cercare la vita sui pianeti extrasolari
Rappresentazione artistica di un pianeta extrasolare: i nuovi telescopi giganti potrebbero dare indicazioni sulla presenza di forme di vita (© Andrzej Wojcicki/Science Photo Library/Corbis)
 
Ma la rilevazione di ossigeno, fanno notare gli autori, sarebbe più facile se il pianeta in questione orbitasse intorno a una nana rossa invece che a una stella più grande, simile al Sole. La ragione è che stelle più piccole e meno luminose sono più fredde, per cui un pianeta abitabile con l'acqua liquida potrebbe esistere più vicino alla stella. Un'orbita più piccola significa che il pianeta gira intorno alla stella più velocemente e si rivela più spesso a un telescopio terrestre, consentendo quindi di osservarlo più volte all'anno e, secondo i calcoli di Snellen e dei suoi colleghi, di raccogliere solide prove della presenza di ossigeno nell'arco di un decennio o giù di lì.

La seconda ricerca è arrivata a un risultato un po' diverso. L'analisi spettrale a bassa risoluzione, benché meno stringente nelle sue misurazioni, consentirebbe agli astronomi di sondare i pianeti di tipo terrestre che orbitano intorno a stelle più luminose, simili al Sole. E-ELT potrebbe così identificare l'acqua, necessaria alla vita anche se non sufficiente , così come per l'ozono (O3), una molecola strettamente imparentata con l'ossigeno. “Quando si è sicuri che c'è ozono, si può essere praticamente certi che c'è anche ossigeno in atmosfera”, spiega Pascal Hedelt, del German Aerospace Center e del Laboratorio di astrofisica di Bordeaux in Francia, primo autore dello studio su “Astronomy & Astrophysics”.

La tecnica di ricerca a bassa risoluzione potrebbe impiegare filtri che coprono un ampio range di lunghezze d'onda, invece che singole linee spettrali, per identificare i costituenti molecolari di un'atmosfera planetaria. Il vantaggio in tal caso sarebbe un aumento nel rapporto segnale/rumore del segnale. In alcuni casi, tuttavia, un singolo filtro potrebbe comprendere diverse firme molecolari di interesse: un filtro in grado di isolare lunghezze d'onda intorno a 2,7 micron, per esempio, evidenzierebbe sia la firma dell'assorbimento del vapore sia quella dell'anidride carbonica, ma non sarebbe in grado di discriminare tra le due.

Telescopi giganti per cercare la vita sui pianeti extrasolari
Tecnici al lavoro su uno dei segmenti dello specchio primario del James Webb Space Telescope (Credit: Chris Gun/NASA)
Ed è qui che entra in gioco il James Webb Space Telescope (JWST) della NASA. Il JWST, il cui lancio è previsto tra cinque anni circa, avrà un'apertura più limitata dell'ELT, ma nello spazio profondo non dovrà fare i conti con il disturbo dei segnali dovuto all'atmosfera. “Il problema con gli ELT è che sono sulla Terra”, osserva Hedelt. “Un telescopio spaziale altrettanto enorme sarebbe fantastico.”

Il ruolo di JWST sarebbe quello di completare le osservazioni dei telescopi giganti a terra, per esempio escludendo la presenza di anidride carbonica nell'atmosfera di un esopianeta. A quel punto interverrebbe E-ELT, in grado di osservare altre lunghezze d'onda, confermando per esempio la presenza di acqua.

Per ora, tuttavia, né E-ELT né altri ELT come il Giant Magellan Telescope o il Thirty Meter Telescope sono stati costruiti, e manca almeno cinque anni prima che il JWST raggiunga lo spazio. Inoltre, la connessione tra chimica e vita non è sempre così diretta, e la scoperta di ossigeno, metano o altre molecole biologicamente rilevanti richiederà comunque un'attenta interpretazione.

(La versione originale di questo articolo è apparsa su Scientificamerican.com il 12 marzo. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)

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