lunedì 6 maggio 2013

MU tra leggenda e realtà

Mu. Il primo a parlare di questo continente, fu il colonnello James Churchward, un ufficiale dell' esercito britannico in India. Divenuto amico di un alto sacerdote indù, seppe da questi che nel tempio c' erano delle tavolette di argilla an...tichissime che raccontavano di una terra, la madre di tutte le civiltà, scomparsa improvvisamente che si chiamava Mu. Questo continente era una vasta pianura dal clima tropicale e dalla vegetazione lussureggiante, era un vero giardino dell' eden. Gli abitanti di Mu divisi in 10 gruppi, erano dediti all' agricoltura, alla navigazione ed al commercio e credevano nell' immortalità dell' anima. Questa antica civiltà viveva serenamente senza violenza. Finchè un giorno a causa di forti e violente eruzioni vulcaniche e giganteschi tsunami scomparve in fondo al mare lasciando miriadi di isole nel mezzo dell' Oceano Pacifico. Di questa favolosa terra ne parlano anche molti antichi testi buddisti.Visualizza altro
fonte :Egizi Maya Aztechi Sumeгi Dei o Extгateггestгi?

L'uomo in America

L'uomo è arrivato in America 22 mila anni prima di quanto si pensasse?

clovis-brasile-01.jpgIl dibattito scientifico sul periodo e le modalità della colonizzazione umana del continente americano potrebbe essere a una svolta decisiva.
Fino ad oggi si era comunemente ritenuto (anche se voci discordanti all'interno della comunità scientifica non erano mai mancate) che i primi abitanti dell'America fossero stati i Paleo-Indiani, anche conosciuti come popolo di Clovis, che si erano stabiliti nel Nuovo mondo circa 11mila anni fa.
Ma alcuni strumenti di pietra scoperti nel nord-est del Brasile, in un antico rifugio scavato tra le rocce del sito archeologico Toca da Tira Peia, potrebbero costringere a retrodatare la presenza umana in questa regione del pianeta a ben 22 mila anni fa.
A sostenerlo è l'archeologa Christelle Lahaye dell'università di Bordeaux che insieme al team di Eric Boëda dell'università di Parigi ha condotto gli scavi dal 2008 al 2011 e pubblicato lo studio sul Journal of Archaeological Science.
La datazione dei reperti finora rinvenuti nell'area, in tutto 113, emersi da cinque strati di terreno accuratamente scavato, è stata invece portata avanti con la tecnica della luminescenza, cioè il principale strumento di identificazione dei silicati, grazie alla quale è possibile individuare il periodo durante il quale gli oggetti sono stati esposti alla luce.
 

Alcuni strumenti sono stati sepolti 22 mila anni fa - migliaia di anni prima di qualsiasi nota colonizzazione delle Americhe. Per decenni, gli archeologi pensavano che il popolo Clovis sia stato tra i primi ad entrare nelle Americhe, 13.000 anni fa.
Ma dal 1980 ad oggi si sono accumulate prove per una colonizzazione precedente, almeno 15.000 anni fa. Potrebbero gli esseri umani siano stati in Brasile 22 mila anni fa?
Finora, uno dei maggiori problemi per la datazione di queste prime tracce umane è stato di non aver ritrovato reperti in legno, sui quali eseguire la misurazione del carbonio, ma solo questi strumenti in pietra.
Per questo l'equipe continua a puntare sul ritrovamento di mazze, bastoni e lance rimaste sepolte nel terreno, che porterebbero ad un'ulteriore conferma della nuova teoria. “Ora abbiamo nuove e solide prove che il modello del popolo di Clovis è da superare” spiega la Lahaye.
[Chi o cosa ha distrutto la "Civiltà Clovis" 13 mila anni fa?]
clovis-brasile-02.jpgLa nuova scoperta, che arriva da una delle più importanti aree archeologiche dell'America, il parco naturale di Pedra Furada, ha attirato interesse nella comunità scientifica, ma anche molte critiche.
Trai sostenitori c'è Ann Wintle dell'Università di Cambridge, secondo la quale "le prove presentate suggeriscono che i ricercatori hanno ottenuto un buon riscontro".
Tra le voci critiche va segnalata quella dell'archeologo Gary Haynes, il quale sostiene che la forma affilata e il taglio a “scaglie” di queste pietre deriva dalla loro caduta da massi più alti, essendo l'intera zona circondata da rocce a picco.
Un'altra teoria è che queste pietre siano state lavorate dalle scimmie cappuccine, come ritiene l'archeologo Stuart Fiedel. Per altri, queste datazioni vanno confermate. "I ripari sotto la roccia sono difficili da interpretare", sottolinea John McNabb dell'Università di Southampton, UK.
Le pietre che cadono dall'alto si possono rompere, facendoli apparire come strumenti creati dall'uomo. Come risultato, McNabb chiama l'evidenza "suggestiva ma non provata".
Ci vorrà un po' di tempo perché gli archeologi abbraccino la nuova teoria che getta via l'idea del popolo Clovis come primo abitante del continente americano. Ce ne vorrà forse molto di più per capire come i “paleo-americani” siano tornati al Vecchio continente tempo dopo. [huffingtonpost.it].

06 maggio 2013

sabato 4 maggio 2013

L'ARCA DELLA NATURA

SALVEREMO LE SPECIE CON UN CENSIMENTO MONDIALE

Per evitare nei prossimi 150 anni un'estinzione di massa paragonabile a quella che interessò i dinosauri 65 milioni di anni fa, è fondamentale scoprire quante specie vivono sul pianeta. Lo sostiene uno studio della Auckland University condotto in collaborazione con la Oxford University e la Griffith University, che ha valutato i tempi di scomparsa delle varie specie animali e la possibilità per gli esseri umani di catalogarle prima che scompaiano. Gli studiosi, capitanati dallo zoologo marino della Auckland University, Mark Costello, hanno analizzato numerosi studi precedentemente condotti, realizzando una meta-analisi
che ha permesso di effettuare stime più precise rispetto a quanto ipotizzato fino ad oggi. Per esempio il numero di specie viventi non sarebbe 10 milioni, fra note e sconosciute, bensì circa la metà. Dato che, se confermato, dimezzerebbe i tempi della loro catalogazione. Anche il tasso di estinzione globale è stato ritoccato, dal 5 per cento ogni dieci anni all'1 per cento. L'allarme, comunque, rimane: se il tasso si manterrà ai valori attuali, secondo i ricercatori nei prossimi 150 anni la metà delle specie animali scomparirà per sempre dal Pianeta.
La buona notizia è che durante l'ultimo decennio è stato ricontato un aumento delle scoperte di nuove specie. A partire dal 2003 sono state identificate ogni anno 17.500 nuove specie, numero che dal 2006 è salito e si è stabilizzato sulle 18.000 specie. Un censimento puntuale di tutte le specie viventi, sostiene lo studio, potrebbe fornire informazioni fondamentali per conservare gli ecosistemi sfruttati dall'uomo per ottenere cibo, acqua e quanto traiamo dalla natura. Per esempio, la scoperta di una nuova specie animale o vegetale potrebbe portare alla creazione di nuovi farmaci oppure di materiali "copiati" dalla natura.
Uno studio condotto tre anni fa da un team di zoologi e biologi, inoltre, aveva quantificato servissero tra i 500 milioni e il miliardo di dollari all'anno per catalogare tutte le specie viventi in un periodo di 50 anni. Un metodo efficace per raggiungere l'obiettivo potrebbe essere il "BioBlitz", una indagine condotta in una determinata porzione di territorio da esperti e volontari, che per 24 ore fotografano e catalogano qualsiasi forma di vita intercettata. In questo modo nel 2003, a Central Park, nel centro di New York, vennero registrate più di 800 specie animali, compresa un nuovo millepiedi.

FONTE    :www.edinat.it

giovedì 2 maggio 2013

IL CIELO DEL MESE DI MAGGIO 2013 D.C.

Con Maggio comincia a ridursi sensibilmente la durata della notte, perderemo quasi un’ora di buio tra inizio e fine mese, ma in compenso guadagneremo temperature ben più miti e solo le ultime stelle invernali, ormai visibili basse sull’orizzonte occidentale, ci ricorderanno le rigide notti della passata stagione. Sempre sopra l’orizzonte occidentale da metà mese i tramonti di Maggio saranno arricchiti da ben tre pianeti: Venere, Mercurio e Giove. Uno spettacolo da non perdere!
La cometa C/2011 L4 PanStarrs è ormai circumpolare, quindi visibile per l’intera notte, nel corso di Maggio entrerà nei confini della di Cefeo e anche se ormai non molto luminosa si può individuare con un buon binocolo. Non lontana tra le stelle del Drago troviamo anche la cometa C/2011 F1 (LINEAR), che in realtà ha dato il suo meglio nel cielo australe e ora brilla di 12° magnitudine, obiettivo quindi riservato a grandi telescopi e astrofotografi. Nelle sere di inizio mese la Luna non disturberà le osservazioni delle Eta Acquaridi, sciame meteorico modestamente attivo che ci regalerà la visione di un buon numero di stelle cadenti. Le Eta Acquaridi furono osservate già a partire dal 401 d.C. dagli astronomi cinesi, sono generate dai residui della cometa di Halley, piccoli polveri che impattano ad altissime velocità contro la nostra atmosfera generando la scia luminosa che osserviamo in cielo.
Saturno è ben visibile per l’intera notte,se avete un telescopio, anche modesto, non mancate di puntarlo verso questo pianeta.
Non dimenticate la sera del 18 Maggio di cercare tra gli oltre 70 eventi Occhi Su Saturno in tutta Italia quello a voi più vicino.
Sabato 18 Maggio tutta Italia con gli “Occhi Su Saturno”  per osservare e scoprire il pianeta con gli anelli dal vivo!


FONTE  :  www.astroperinaldo.it